Il tema di Expo “Nutrire il pianeta, energia per la vita” fa sorgere un interrogativo. Come si può concretamente nutrire il pianeta? Una delle risposte è stata quella di declinare il termine nutrire secondo l’accezione “non sprecare”. La riduzione dello spreco è un tema scottante per tutte le società occidentali, società cosiddette dell’abbondanza, che si possono permettere di sprecare enormi quantità di cibo quando in altre parti del mondo e anche alle periferie delle loro metropoli tanti sarebbero felici di ricevere del cibo avanzato.
L’Università di Bologna segnala che in Italia 5 milioni di tonnellate di prodotti alimentari finiscono nella spazzatura ogni anno, per un valore di circa 8 miliardi di euro e uno spreco pro capite di 149 chili di cibo. Sebbene lo scarto di cibo ancora commestibile avvenga in tutta la filiera agroalimentare, i settori in cui sembra più facile intervenire sono quelli della distribuzione e del consumo finale. Lo spreco in queste fasi è, infatti, determinato da fattori di comportamento o, comunque, da regole auto-imposte. Un esempio sconcertante è quello di McDonald’s, che obbliga tutti i suoi ristoranti a eliminare le patatine fritte dopo 7 minuti dalla preparazione, gli hamburger dopo 20 minuti. Nelle nostre case, pochi sanno davvero interpretare le etichette, a partire dalla semplice differenza tra “da consumarsi preferibilmente entro”, che riguarda la qualità dell’alimento, e “da consumarsi entro”, che riguarda invece la sicurezza.
In questo senso, Expo è stato uno stimolo che ha portato a tante iniziative, sia a livello pubblico che privato. BreadingApp è una piattaforma digitale no profit, ideata da alcuni ragazzi lombardi, che ha lo scopo di trasferire risorse alimentari dai venditori alle associazioni del Terzo settore. Il viceministro dell’Agricoltura Andrea Olivero, contattato dai ragazzi con un semplice tweet, si è fatto coinvolgere nell’iniziativa e si è impegnato a promuoverla proprio durante l’esposizione universale.
“Il pane a chi serve”, progetto delle Acli di Roma si propone di recuperare “il pane del giorno prima” dai fornai e di distribuirlo in maniera gratuita alle associazioni che aiutano i più bisognosi. Ad oggi il progetto coinvolge 15 panifici e aiuta 60 associazioni, riuscendo a raccogliere e redistribuire 1 tonnellata di pane alla settimana, ancora una piccola parte delle circa 140 sprecate nella sola capitale. Altra iniziativa privata è S-cambia cibo. L’idea è la condivisione del cibo in eccedenza per minimizzare lo spreco domestico ed anche per rafforzare le relazioni con vicini e conoscenti. È infatti sufficiente pubblicare la foto di un alimento “ad alto rischio spreco” e accordarsi con chi è interessato a utilizzarlo, su luogo e ora dell’incontro. Questo sistema è nato a Bologna, è sponsorizzato da Coop Adriatica e sta avendo grande successo, tanto che presto si estenderà a Sondrio, Pistoia e Firenze. Un ultimo esempio virtuoso proviene dal pubblico e, in particolare, dal Comune di Milano. L’iniziativa “Io non spreco”, in collaborazione con Milano Ristorazione, coinvolge oggi 65 scuole primarie e 750 classi. Sono stati finora distribuiti 15mila sacchetti riutilizzabili con cui i bambini possono riportare a casa gli avanzi della loro merenda e del loro pranzo a scuola, che in questo modo possono essere redistribuiti.
Infine, anche il governo italiano si è mosso a favore della lotta allo spreco, ed ha elaborato un documento, la Carta di Milano, che rappresenterà l’eredità culturale di Expo 2015. Esperti italiani e internazionali hanno individuato le aree in cui intervenire per un utilizzo sostenibile delle risorse e per garantire il diritto al cibo alle future generazioni. Tutti coloro che parteciperanno ad Expo, dai privati cittadini, alle aziende, alle associazioni, sono invitati a sottoscrivere il documento, con il quale ci si assume una responsabilità rispetto alle proprie abitudini e si chiede alle istituzioni internazionali di proporre regole e politiche per un futuro equo e sostenibile.