Il secondo criterio dell’amore, ha proseguito il Papa, è che “si comunica, non rimane isolato. L’amore dà di se stesso e riceve, si fa quella comunicazione che è tra il Padre e il Figlio, una comunicazione che la fa lo Spirito Santo”: “Non c’è amore senza comunicarsi, non c’è amore isolato. Ma qualcuno di voi può domandarmi: ‘Ma Padre, i monaci e le monache di clausura sono isolate’. Ma comunicano… e tanto: con il Signore, anche con quelli che vanno a trovare una parola di Dio… Il vero amore non può isolarsi. Se è isolato, non è amore. È una forma spiritualista di egoismo, di rimanere chiuso in se stesso, cercando il proprio profitto… È egoismo”. Dunque, “rimanere nell’amore di Gesù significa fare” e “capacità di comunicarsi, di dialogo, sia con il Signore sia con i nostri fratelli”: “È così semplice questo. Ma non è facile. Perché l’egoismo, il proprio interesse ci attira, e ci attira per non fare e ci attira per non comunicarci. Cosa dice il Signore di quelli che rimarranno nel suo amore? ‘Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena’. Il Signore che rimane nell’amore del Padre è gioioso, ‘e se voi rimarrete nel mio amore, la vostra gioia sarà piena’: una gioia che tante volte viene insieme alla croce. Ma quella gioia – Gesù stesso ci ha detto – nessuno ve la potrà togliere”. Papa Francesco ha concluso l’omelia con questa preghiera: che il Signore “ci dia la grazia della gioia, quella gioia che il mondo non può dare”.