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Ottavio Chiodi ci fa conoscere il cammino neocatecumanale di Sant’Egidio alla Vibrata

di Sara De Simplicio

DIOCESI – Da qualche domenica, ormai, la piazza di Sant’Egidio alla Vibrata è allegramente “occupata” da uno “spettacolo umano”: gente che prega, canta e balla lodando il Signore.
Abbiamo incontrato il responsabile Ottavio Chiodi, sposato con la signora Giovanna e padre di quattro figli, per farci raccontare questa realtà così viva e presente a Sant’Egidio.

Ci può spiegare, innanzitutto, cosa vuol dire essere neocatecumenali?
Vuol dire innanzitutto essere cristiani. E poi far parte di una comunità che è in cammino spirituale alla riscoperta del battesimo. Dopo un percorso iniziale di catechesi, aperto a tutti, chi vuole può decidere di iniziare un vero e proprio percorso fatto di “tappe”: un cammino per chi ha ricevuto il battesimo e vuole riscoprire in pienezza questo dono.

Quanti sono i neocatecumenali a Sant’Egidio alla Vibrata?
Siamo in tutto sei comunità con un abbozzo di una settima che sta nascendo, per un totale di circa 140 persone. La divisione in comunità avviene per età di cammino e il passaggio da una tappa all’altra si compie ogni uno o due anni, senza una scadenza precisa: non ci sono, infatti, requisiti precisi per accedere alla tappa successiva perché il cammino si basa molto sull’esperienza dove la Parola del Signore si fa concreta. E’ la Parola che accompagna, infatti, la comunità in questa esperienza e noi ci riuniamo per condividerla. Inoltre, non siamo mai, per così dire, “arbitri” di noi stessi ma siamo guidati da dei catechisti che, periodicamente, ci propongono un passaggio ma che non necessariamente hanno già completato il cammino. I catechisti, infatti, “nascono” già dal secondo passaggio e all’occorrenza possono “insediarsi” in altre parrocchie nel caso in cui un parroco e la sua comunità richiedano l’inizio di questo tipo di esperienza. Poi durante la settimana le comunità si riuniscono – alcune il martedì altre il mercoledì – per la liturgia della Parola mentre partecipiamo all’Eucarestia solitamente il sabato sera con il pane e il vino, dopo i vespri. Questo per noi ha un significato ben preciso: il sabato sera è il momento in cui inizia la festa e ci si prepara al giorno del riposo, la domenica. E quale modo migliore per iniziare la festa se non lodando il Signore? Per noi è importante, infatti, l’atteggiamento di preparazione alla domenica, che trascorriamo con i nostri figli e ai quali cerchiamo di trasmettere la nostra fede anche con la condivisione delle esperienze.

Perché “scendete” nelle piazze in queste settimane?
Per tutte le cinque domeniche dopo la Pasqua fino a Pentecoste noi siamo chiamati a manifestare la nostra gioia e il nostro essere cristiani per “avvicinare”, prima dell’inizio delle catechesi introduttive, chiunque fosse interessato a intraprendere questo percorso. La cosa principale, però, non è tanto farci conoscere ma quanto mostrare la gioia e l’entusiasmo che deriva dall’esperienza di vicinanza al Signore che noi trasformiamo in una lode fatta di canti e balli. E’ importante, infatti, far conoscere un nuovo modo di essere cristiani: per questo portiamo i nostri figli sempre con noi perché loro sono i testimoni più autentici della felicità che segue la fede e la gioia è sempre lo strumento più immediato di evangelizzazione. Anche il fatto che molti di noi hanno famiglie numerose è uno stimolo per gli altri a riflettere e chiedersi come facciamo, anche con i  nostri problemi, a sorridere comunque….Essere cristiani vuol dire, infatti, essere felici e se qualche cristiano è triste significa che qualcosa non torna. E’ Cristo che ti da la forza e la voglia di andare avanti perché solo un cuore placato ed amato dal Signore può farcela.. rispettare, per esempio, da soli i dieci comandamenti non è facile ma è Lui che, se tu lo accogli, ti dona forza e capacità. Noi siamo davvero felici e qualche domenica fa abbiamo anche ballato sotto la pioggia. La speranza è di riuscire ad accendere un punto interrogativo negli altri e di riuscire a “far tornare” qualcuno in Chiesa: se c’è qualcuno che si riavvicina al Signore grazie alla nostra testimonianza è sempre un’opera buona da presentare un giorno a Lui. E poi è bello farsi una catena di amici nel Signore… diciamo sempre, infatti, che non ci si salva mai da soli ma insieme a delle persone unite nella rete dell’amore di Cristo. Infine, con la nostra presenza nelle piazze vogliamo anche dire al mondo che stare con Cristo significa stare nella pace e nella verità. Nonostante tutto Lui ci ama e ha su di noi un giudizio di misericordia: sta solo a noi decidere se accettare o meno questo amore.

A lei personalmente a cosa è servito il cammino?
Per me il cammino è stato fondamentale: l’ascolto della parola, l’eucarestia e il confronto con i fratelli mi hanno cambiato la vita.
Oggi, dopo tutte le mie esperienze e il mio trascorso, rileggo i fatti della mia vita secondo la prospettiva e la luce di Cristo.
Oggi sono consapevole della potenza e della misericordia del Signore: Cristo ha avuto pietà della mia vita perché mi ha raccolto proprio nel momento in cui io lo maledivo per i fatti che, a causa degli inganni del demonio, credevo fossero segnali del mancato amore di Dio nei miei confronti. Proprio attraverso la croce, invece, Dio mi stava conducendo alla salvezza e ad un cambiamento profondo dopo anni passati a cercare amore per strade sbagliate. Come Dio ha fatto con Israele, quando ha liberato un popolo inetto dalla schiavitù dandogli una terra promessa, così Cristo ha fatto con noi, liberandoci dalla morte del peccato con il suo perdono: Lui vuole rivestirci della sua grazia e restituirci la dignità di figli di Dio, ci vuole veri e profeti in suo nome. E come faccio io a non essere contento dal momento che Lui mi si è mostrato concretamente? Io mi sento profondamente amato ogni volta all’idea che sulla croce Lui pensava a me. E poi se si vive in funzione della vita eterna, niente può farti paura.

Alla luce del suo percorso neocatecumenale giunto da poco al termine che messaggio vuole lanciare?
Per chi come me ha finito il cammino è previsto un viaggio in Terra Santa: a breve partiremo e spero che ci accompagnerete spiritualmente con le vostre preghiere.
Per noi sarà davvero importante e sicuramente stupefacente perché toccheremo con mani i luoghi in cui nostro Signore Gesù ha iniziato la sua missione, dove ha vissuto fatto miracoli, dove è morto…Comunque si deve sottolineare che, anche se si completano tutte le tappe del percorso neocatecumenale, in realtà non si finisce mai di camminare verso Lui. E non dobbiamo mai dimenticare che niente è merito nostro. Ho sempre in mente l’ammonimento di alcuni catechisti che ci ricordano di fermarsi a riflettere quando il demonio ci spinge a credere di aver dato più di quello che abbiamo ricevuto. In realtà siamo solo strumenti di Dio e le cose non le portiamo avanti noi ma è Lui a trainarci.

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