È l’amicizia cristiana, evangelicamente intesa, il punto di partenza del Regina Caeli pronunciato stamattina da papa Francesco, affacciandosi alla finestra dello studio al Palazzo Apostolico Vaticano.
Il Vangelo di oggi (Gv 15) illustra il comandamento nuovo che Gesù offre agli Apostoli nell’ultima cena: “che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi” (v. 12). Nell’imminenza del suo sacrificio sulla Croce, Cristo ricorda anche che non c’è “amore più grande” del “dare la vita per i propri amici” (vv. 13-14).
Sono parole, ha spiegato il Papa, che “riassumono tutto il messaggio di Gesù; anzi, riassumono tutto ciò che Lui ha fatto: ha dato la vita per i suoi amici. Amici che non lo avevano capito, che nel momento cruciale lo hanno abbandonato, tradito e rinnegato”.
Gesù ci ha quindi mostrato “la strada per seguirlo”. Non ha trasmetto un “semplice precetto”, estraneo alle nostre vite ma qualcosa a cui Cristo stesso “ha dato carne”, iscrivendo così “per sempre” la “legge dell’amore nel cuore dell’uomo”. Cristo, ha aggiunto Francesco, “ci ama pur non essendo meritevoli del suo amore”.
Ognuno di noi, ricevendo il dono del nuovo comandamento, potrà quindi camminare sulla stessa strada di Gesù, uscendo da se stesso per andare “verso gli altri”. È un comandamento che dimostra come l’amore di Dio si attui “nell’amore per il prossimo”, come evidenziano molte delle pagine del Vangelo: “adulti e bambini, colti e ignoranti, ricchi e poveri, giusti e peccatori hanno avuto accoglienza nel cuore di Cristo”, ha sottolineato il Pontefice.
Il messaggio di Gesù all’ultima cena è un invito a “volerci bene gli uni gli altri, anche se non sempre ci capiamo, non sempre andiamo d’accordo… ma è proprio lì che si vede l’amore cristiano”: un amore che è “più grande” di tutte le possibili “differenze di opinione o di carattere”.
Abbiamo così ricevuto “un amore nuovo, perché rinnovato da Gesù e dal suo Spirito”, e “redento, liberato dall’egoismo”. È un amore che “dona al nostro cuore la gioia”.
Si tratta di un amore che “attinge la sua linfa dal Battesimo, quando per la grazia di Dio e la fede della Chiesa siamo stati innestati nella vera Vite che è Cristo, fatti passare dalla morte alla vita, diventati figli adottivi che possono rivolgersi a Dio chiamandolo Padre (cfr Rm 8,15)”.
È lo Spirito Santo a riversare l’amore di Cristo nei nostri cuori, facendoci “compiere ogni giorno prodigi nella Chiesa e nel mondo”, attraverso “tanti piccoli e grandi gesti che obbediscono al comandamento del Signore”, come la “vicinanza a un anziano, a un bambino, a un ammalato, a una persona sola e in difficoltà, senza casa, senza lavoro, immigrata, rifugiata”, ha aggiunto il Papa, sottolineando anche che “grazie alla forza di questa Parola di Cristo, ognuno di noi può farsi prossimo verso il fratello e la sorella che incontra”.
Dopo la recita della preghiera mariana, Francesco ha salutato i partecipanti alla V Marcia per la Vita italiana, ricordando loro l’importanza di “collaborare insieme per difendere e promuovere la vita”.
Di seguito il Papa ha menzionato l’odierna ricorrenza della festa della mamma: “ricordiamo con gratitudine e affetto tutte le mamme” ha detto, chiedendo poi un applauso per tutte le madri presenti in piazza San Pietro.
“Questo applauso abbracci tutte le mamme, tutte le nostre care mamme: quelle che vivono con noi fisicamente, ma anche quelle che vivono con noi spiritualmente. Il Signore le benedica tutte e la Madonna, alla quale questo mese è dedicato, le custodisca”, ha poi concluso.