-L’indizione del Giubileo della Misericordia ha sorpreso tutti, gli stessi fedeli, i media di tutto il mondo. Molti Vescovi, anche nella stessa Curia Romana, non ne erano a conoscenza…quando nasce in Papa Francesco il desiderio di indire un Giubileo Straordinario?
Nell’esortazione Apostolica Evangelii gaudium, che permane come la carta programmatica del pontificato di Papa Francesco, un’espressione è sintomatica per cogliere il senso del Giubileo straordinario che è stato indetto l’11 aprile: “La Chiesa vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e della sua forza diffusiva”. E’ a partire da questo desiderio che bisogna rileggere la Bolla di Indizione del Giubileo Misericordiae vultus dove Papa Francesco delinea le finalità dell’Anno Santo. Per quanto riguarda la sorpresa che ha suscitato questa grande notizia , possiamo affermare che il segreto pontificio funziona ancora…nessuno era a conoscenza delle intenzioni del Santo Padre. Dallo scorso 29 agosto si è lavorato intensamente e con molta discrezione…lo stesso Padre Sapienza è stato informato solo mezz’ora prima della proclamazione.
Un Giubileo straordinario che non ha nessuna intenzione di essere il grande Giubileo dell’Anno 2000, dunque quali finalità vuole raggiungere?
E’ bene ribadire sin da ora, a scanso di equivoci, che il Giubileo della Misericordia non vuole essere il grande Giubileo dell’anno 2000. Ogni confronto, è privo di significato perché ogni Anno santo porta con sé le proprie peculiarità. Il Papa desidera che questo Giubileo sia vissuto a Roma così come nelle Chiese locali. Un’attenzione particolare alle singole Chiese e alle loro esigenze, in modo che le iniziative non siano un sovrapporsi al calendario, ma tali da essere piuttosto complementari.
Mons. Fisichechella, lei ha parlato durante questa conferenza stampa di vari aspetti e tappe che coinvolgeranno i fedeli. Alcuni incontri coinvolgeranno in maniera specifica i giovani. La visione di “Chiesa in uscita” di Papa Francesco caratterizzerà anche questo grande evento. Lei che è stato Rettore della Pontificia Università Lateranense, dunque conosce il mondo accademico, cosa si sente di dire a noi giovani per recuperare il senso autentico di evangelizzare?
Mi sento di dire ai giovani di non avere timore di essere cristiani. Oggi essere cristiani significa essere discriminati, scherniti…in alcune parti del mondo significa anche essere uccisi. Non bisogna avere paura, perché la via dell’evangelizzazione è la via con la quale noi incontriamo il senso della nostra vita. Incontrare Gesù di Nazareth, incontrare il Vangelo significa andare nel profondo di noi stessi e quindi incominciare a capire chi siamo veramente e dove vogliamo andare. Davanti a tante proposte effimere del mondo odierno, mi sembra che presentare ad un giovane di oggi la radicalità con cui vivere il Vangelo, con cui mettersi a disposizione degli altri, dare voce a quel desiderio che c’è all’interno di ognuno di noi, di poter fare del bene, mettersi a disposizione del prossimo, credo siano dei segnali , non solo attesi, ma anche da dover proporre.