“La ricerca della pace in Medio Oriente è anche una lotta contro i poteri politici del mondo e i loro piani per creare un nuovo Medio Oriente. Poteri che sfruttano l’estremismo religioso per raggiungere questo scopo”. Lo ha detto il patriarca emerito di Gerusalemme, Michel Sabbah, ieri sera a Betlemme, a margine della cerimonia inaugurale di “Pilgrims on the path to peace” (Pellegrini sul sentiero verso la pace), che celebra il 70° anniversario di Pax Christi international. “Coloro che uccidono oggi in questa regione – è la denuncia di Sabbah – sono due, l’estremismo islamico e le potenze mondiali che fingono di combatterlo, ma in realtà lo usano e gli danno spazio perché uccida. L’estremismo è nelle mani dell’Occidente”. Come sta avvenendo in Siria e in Iraq.
Situazione preoccupante anche in Israele e Palestina dove “non c’è nessuna speranza per un cambiamento che offra almeno stabilità: “Gli israeliani hanno paura anche se sono forti e potenti, non vivono nella pace ma nell’insicurezza. Dal canto loro i palestinesi aspettano chiedendo pace”. Il ruolo dei leader religiosi, in questo contesto, è significativo ed “è quello di liberare la religione e i fedeli in modo che essi vedano nell’altro una creatura di Dio da amare. I leader religiosi devono essere educati perché possano educare i fedeli a diventare costruttori di pace e non feroci assassini”. Vanno per questo apprezzate e sostenute le azioni di pace di molte associazioni di dialogo e di difesa dei diritti umani. “Veri segni di speranza” le ha definite Sabbah, che in passato è stato anche presidente di Pax Christi International. Il patriarca emerito ha poi commentato al Sir l’accordo tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina, a conclusione della plenaria della Commissione bilaterale. “Si tratta di un passo verso la speranza – ha spiegato – che sancisce gli ottimi rapporti della Chiesa con l’Autorità palestinese. Sarà un segno per tutto il mondo arabo e forse anche per Israele per fare lo stesso passo”.