E qui sovvengono le parole di Papa Francesco che solo ieri, parlando ai vescovi italiani, ha chiesto di “sconfessare e sconfiggere una diffusa mentalità di corruzione pubblica e privata”. A distanza di poche ore da quelle parole, ecco la conferma dalla cronaca. Perché se non si trattasse di una “diffusa mentalità”, non staremmo qui a interrogarci sul perché uomini di sport possano prestarsi a falsare il risultato del campo per favorire gli scommettitori disonesti. Ma se non fosse stato il calcio, avremmo potuto registrare uno scandalo nel settore degli appalti o un fluire di tangenti. Non sarebbe stato diverso. È cronaca di tutti i giorni, con protagonisti i soliti noti, ma anche tanti insospettabili
È questo uno dei grandi problemi dell’etica pubblica (e privata) italiana: avere abbassato maledettamente l’asticella della nostra sopportazione e della nostra percezione nei confronti della corruzione.
Ma il Papa non ci invita a indignarci, piuttosto ci chiede di “sconfessare e sconfiggere”.
Ma il Papa non ci invita a indignarci, piuttosto ci chiede di “sconfessare e sconfiggere”.
È quel qualcosa in più che fa la differenza fra il moto dell’anima e il rimboccarsi le maniche. Scegliamo da che parte stare.