Di Rino Farda
Il web nascosto (quell’insieme di siti che risultano invisibili ai tradizionali motori di ricerca) è un mondo poco noto ma rappresenta uno dei pericoli più seri per coloro che si avventurano su Internet senza le dovute cautele. È analizzato da esperti di sicurezza e dai sistemi investigativi delle polizie di tutto il mondo; nonostante ciò il “deep web” (come lo chiamano gli informatici) è oggetto di un’informazione “distratta” che a volte sembra addirittura accondiscendente.
È stato proprio grazie alla frequentazione di queste strade buie del web che Snowden, l’ex dipendente della Nsa, è riuscito a trovare l’accesso a milioni d’informazioni riservate (contenute in quelle mail che nessun capo di Stato o ambasciatore avrebbe mai voluto rendere pubbliche). È successo più recentemente anche alle star di Hollywood: le loro foto private (e imbarazzanti) sono diventate di dominio pubblico grazie agli hacker del “deep web”. Chiunque può entrare in contatto senza volerlo con il web “profondo”. Le porte d’ingresso di questo mondo sono celate, per esempio, nei siti di materiale pornografico e nei blog di hacker senza scrupoli. Il furto dei codici di sicurezza delle carte di credito è uno degli incidenti più tipici, e tutto sommato il meno pericoloso, in cui può incorrere un navigatore incauto. Fra gli educatori e gli operatori della comunicazione sociale, il livello di consapevolezza dei pericoli connessi al fenomeno però è ancora scarso. Gli esperti di informatica sono divisi fra apocalittici e integrati.
Una trasmissione della Cbs, “60 minutes”, ha detto che questa parte “profonda” del web rappresenta “il 90% di Internet”.
La rivista più accreditata del mondo delle tecnologie, “Wired”, però ha subito replicato. “L’attuale Web Oscuro probabilmente rappresenta solo lo 0,1% del web: il ricercatore Nik Cubrilovic ha contato meno di 10mila servizi nascosti a fronte di centinaia di milioni di siti web regolari”, ha scritto Andy Greenberg su “Wired”. “Secondo una ricerca sulle dimensioni della rete condotta nel 2000 da Bright Planet, un’organizzazione degli Stati Uniti d’America, il web è costituito da oltre 550 miliardi di documenti mentre Google ne indicizza solo 2 miliardi, ossia meno dell’uno per cento”, si legge sulle pagine italiane di Wikipedia. La differenza di opinioni sulla corretta definizione del web oscuro non smentisce però un’informazione sulla quale dovrebbero essere tutti d’accordo: questi vicoli oscuri vengono utilizzati dai peggiori criminali della terra per i loro traffici sporchi (droga, armi, pedopornografia) e sono pieni di insidie mortali per i minori o i navigatori sprovveduti. Nonostante ciò, alcuni mezzi d’informazione affrontano l’argomento con una “leggerezza” imperdonabile. “Business Insider”, un sito inglese di notizie economiche, la settimana scorsa ha pubblicato un articolo intitolato, in modo molto esplicito, “Come accedere al dark web dove ogni sorta di cosa illegale viene messa online”. L’articolo, firmato da Cale Guthrie Weissman, era pieno di “consigli tecnici” sulle strade più veloci per accedere al “dark web”, un posto “dove comprare cose bizzarre o potenzialmente illegali”, ha scritto. Il tono del suo articolo era molto indulgente, forse troppo. “Si tratta di una zona protetta che è stata creata da attivisti online fanatici della privacy. Senza dubbio, ci sono un sacco di posti in questo bizzarro boschetto del web che la gente dovrebbe evitare a tutti i costi. Ma è anche una buona lezione su come rendere più anonima la navigazione sul web. Il deep web è una sottocultura digitale veramente interessante”, ha scritto. Secondo Wired, invece, si deve ricordare che nessuno rimane mai completamente anonimo sul “deep web”. “Ai primi di novembre, un’azione coordinata da parte di Fbi e Europol, nota come Operazione Onymous, ha sequestrato decine di servizi nascosti, fra i quali c’erano anche tre dei sei mercati della droga più diffusi sul Web Oscuro”, ha scritto Greenberg.
0 commenti