Sulle banconote americane si legge “In God We Trust”, crediamo in Dio. Ma la società americana è sempre più secolarizzata. La quota di americani che si definisce “cristiana” è calata di quasi otto punti tra il 2007 e il 2014, stando a un recente studio del Pew Research Center. Oggi si dice cristiano solo il 71% degli americani, e sempre più persone si allontanano dalle varie denominazioni. Nel frattempo è aumentata la quota di americani che si dice agnostica, atea o non legata ad alcun credo (oggi il 22,8% contro il 16,1% di otto anni fa). In crescita anche il numero di statunitensi che professano un’altra religione, come l’islam o l’induismo, sia pure gli appartenenti a queste due religioni costituiscano rispettivamente solo l’1% della popolazione.
La valutazione. “La mia prima reazione a questo studio del Pew Research Center è che il panorama religioso riflette quel che si vede in televisione, la cultura dominante”, spiega Jeff Cavins, direttore di evangelizzazione e catechesi all’arcidiocesi di St. Paul a Minneapolis e noto autore cattolico. “La gente sembra poco attratta dalla religione così come viene rappresentata e pensata, e per soddisfare le necessità spirituali cerca soluzioni alternative. In molti s’impegnano nel volontariato, e pratiche come lo yoga hanno sperimentato un boom negli ultimi anni. Ma detto questo, francamente sono sorpreso in positivo da questi numeri. La tenuta del cristianesimo in America è straordinaria se si considera che le voci cattoliche e protestanti sono praticamente inesistenti nei telegiornali e nei mezzi di comunicazione generalisti”.
Ruolo delle famiglie. Naturalmente, però, questi dati segnalano un allarme per la Chiesa cattolica in America e per le Chiese protestanti. “Le parrocchie cattoliche e le Chiese protestanti più robuste – prosegue Cavins – non partecipano abbastanza al dibattito sociale, non illustrano la loro visione del mondo sulla pubblica piazza. In un certo senso queste istituzioni sembrano quasi aver dimenticato la loro fondamentale storia, e non sottolineano i pregi della visione cristiana del mondo rispetto a quella materialista imperante, un’alternativa preziosa di cui la gente sente un grande bisogno, un bisogno praticamente inascoltato”. Sì, ma in quale modo? “Beh, dobbiamo cominciare nel piccolo, dalle nostre famiglie”, sostiene Cavins. “Dobbiamo insegnare il messaggio rivoluzionario di Gesù ai nostri figli. Il fatto che molti cattolici adulti non conoscano bene la loro fede vuol dire che la battaglia culturale rischia d’essere persa tra le mura domestiche, prima ancora che nella sfera pubblica”.
Preoccupazione e azione. Per Cavins, a fronte di questi numeri, sia pure meno severi di quanto ci si potrebbe aspettare in una società in cui i messaggi religiosi sono relegati in terzo piano e confinati alla dimensione privata nella cornice di un politically correct d’ordinanza a tutti i livelli, i cattolici non dovrebbero essere solo preoccupati, dovrebbero essere addirittura allarmati. “Pensiamoci – ragiona Cavins -, la vera storia del mondo, che è l’azione salvifica di Cristo e la speranza della vita eterna, sta svanendo. Questa incredibile promessa della salvezza sta cedendo il passo a un finto ‘vangelo’ alla rovescia in cui quel che era male diventa bene e viceversa. Noi, come cattolici, abbiamo il dovere di annunciare la buona novella. Ma se non annunciamo la parola di Cristo, è ovvio, a colmare quel vuoto ci pensa qualcun altro”.
New Deal per la catechesi. Essendo egli stesso impegnato sul versante dell’evangelizzazione, Cavins ha il polso della situazione a livello nazionale. E al riguardo auspica un cambio di passo. Netto e veloce. “Quando i tempi cambiano servono aggiustamenti di rotta decisi. Serve ripensare quel che si è sempre fatto. E si finisce poi per fare le cose meglio. Dobbiamo ripensare seriamente la vita parrocchiale e la formazione. Ogni cattolico dovrebbe conoscere e proclamare la verità di Cristo. La verità non è un concetto o un’idea astratta da discutere. La verità è una persona, Gesù Cristo. In ogni caso sono molto fiducioso per il futuro della Chiesa. Son sicuro che il Signore non ci abbandonerà, e sono fiducioso che lo Spirito Santo ci continuerà a guidare”.