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Edio Costantini: Corruzione nello sport, la via d’uscita è l’alleanza educativa

EdioDi Francesco Rossi

Non si tratta di qualche mela marcia, ma di un cancro – il cui nome è corruzione – che dopo aver colpito negli anni scorsi i professionisti del calcio italiano (nella serie A e in B), ora si è esteso alla Lega Pro (l’ex serie C) e alla D. A fare luce sul fenomeno è l’inchiesta “Dirty soccer” della procura antimafia di Catanzaro, che ha portato a 50 arresti per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Una trentina le squadre coinvolte, accusate di essersi “vendute” le partite, e nella vicenda i magistrati denunciano pure il coinvolgimento della ’ndrangheta.

“Lo sport, e il calcio italiano in modo particolare, è ormai uno schifo, ripugna: non c’è più nessuna etica, nessun valore. E non c’è un argine alla corruzione”. Usa parole forti Edio Costantini, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport ed ex presidente del Csi, lamentando una generale “assuefazione” a questo modo di fare che coinvolge pure chi avrebbe responsabilità educative.
Se, in passato, “lo sport, e il calcio in particolare, aveva valori che sono serviti per far crescere bene milioni di cittadini”, oggi, secondo Costantini, assistiamo a un “consumismo sportivo” verso il quale pure l’associazionismo cattolico fatica a essere “una barriera”.

È ora di “riaccendere il fuoco di una formazione – aggiunge – attenta non solo all’aspetto tecnico ma soprattutto a quello educativo”.

Alla denuncia, allora, il presidente della Fondazione fa seguire la proposta, sull’onda delle parole di papa Francesco, che aprendo l’assemblea della Cei ha chiesto di “sconfiggere” questa “diffusa mentalità di corruzione”. “Alcuni anni fa, assieme all’Ufficio Cei per la pastorale dello sport – spiega – abbiamo dato vita a una scuola di pensiero e a un percorso per formare una nuova classe di dirigenti e allenatori, capaci di mettere al centro il valore della persona e andare oltre il salutismo e la competizione, per riscoprire il valore educativo e culturale dello sport”. È qui la chiave di volta che deve chiamare in causa, in primo luogo, l’associazionismo cattolico, tornando a promuovere “società e gruppi sportivi che siano luoghi educativi e aggreganti”. “Un nuovo umanesimo sportivo – sottolinea Costantini richiamando il tema del Convegno ecclesiale di Firenze – parte da una rinnovata attenzione alle persone, per far crescere ragazzi capaci di mettersi in gioco, che recuperino la propria identità e riscoprano il senso del limite e del gioco”.