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FOTO Veglia di Pentecoste, vescovo Carlo: “Il presbitero, a modello di Cristo Capo e pastore, non può che essere il ministro della sintesi dei doni, non delle particolarità”

Di Floriana Palestini

Leggi l’omelia integrale del Vescovo Carlo Bresciani “Un Movimento non rappresenta mai l’unico modo di essere Chiesa…”

DIOCESI – Nella serata di sabato 23 maggio la nostra diocesi ha partecipato alla veglia di Pentecoste, che causa maltempo si è tenuta in Cattedrale: tanti i movimenti e le associazioni presenti, alcuni dei quali si sono alternati nell’animazione della veglia stessa, divisa in cinque punti che richiamano i 5 verbi proposti in preparazione al Convegno Ecclesiale di Firenze del prossimo novembre.

Durante il primo momento, i fedeli hanno riflettuto sul verbo “Uscire – Ritroviamo l’unità per uscire nel mondo con la sapienza della croce” insieme all’Ufficio comunicazione e cultura, la proclamazione della Parola da parte dei Corsi di Cristianità,  una riflessione proposta da Piccola fraternità Emmaus e l’animazione con la preghiera insieme agli Scout.

Il secondo momento, “Annunciare – Annunciamo la Risurrezione di Cristo come possibilità di vincere la cultura dello scarto e della morte” è stato introdotto dall’Ufficio Ecumenismo e dialogo interreligioso e animato da Cammino neocatecumenale, Gruppi del Vangelo e Rinnovamento nello Spirito.

L’Ufficio scuola ha introdotto il terzo momento, “Educare – Educare alla libertà autentica”, durante il quale si sono alternati Maestri Cattolici, Comunione e Liberazione e Fides Vita.

Abitare – I doni dello Spirito vengono dati per l’utilità comune: l’amore è sempre vincente” è stato il quarto momento, animato dall’Ufficio famiglia, Movimento dei Focolari, Unitalsi e una preghiera guidata da padre Leopoldo, cappellano dell’ospedale, seguita da una riflessione curata dall’Azione Cattolica. L’ultimo momento, “Trasfigurare”, è coinciso con l’inizio della celebrazione.

L’esaltazione dello Spirito non sta nell’assolutizzazione del proprio carisma, per quanto riconosciuto dalla Chiesa: ciò porta inevitabilmente a forme di chiusura e a difficoltà a dialogare con altri carismi che lo stesso Spirito effonde per il bene della Chiesa. Un modo imprescindibile di accogliere lo Spirito è quello di accogliere i doni che Egli ha effuso su Movimenti o Associazioni diverse dalla propria. Riconoscere il carisma dell’altro, infatti, è rendere lode allo Spirito che lo ha donato.

Un Movimento, in quanto riconosciuto dalla Chiesa, è ovviamente dono dello Spirito di cui dobbiamo rendere grazie a Dio, ma esso non rappresenta mai l’unico modo di essere Chiesa, bensì un modo di essere presenti nell’unica Chiesa.
Come ben sappiamo, è solo l’appartenenza alla Chiesa, in quanto tale, la via sicura di salvezza, non l’appartenenza a un Movimento. Questi non può, quindi, agire come se la parrocchia o la diocesi debbano identificarsi completamente ad esso. Il corpo non potrà mai prendere la forma della parte, se non andando incontro a una patologica deformazione. Compito di colui che presiede la comunità ecclesiale è esattamente quello di dare il dovuto riconoscimento ai doni dello Spirito, operando però verso l’unità dell’unica comunità, evitando così deformazioni, che sarebbero a danno di tutti.
Il presbitero, quindi, a modello di Cristo Capo e pastore, non può che essere il ministro della sintesi dei doni, non delle particolarità”.

La veglia si è conclusa con il dono da parte della Consulta Laicale dei documenti prodotti in questo anno pastorale.

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