Di Floriana Palestini
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Martedì 2 giugno sono stati inaugurati i nuovi dipinti nella chiesa di Sant’Antonio, alla presenza delle autorità cittadine, del vescovo Carlo, del parroco padre Gabriele Lupi e del ministro provinciale padre Giancarlo Orsini.
Il parroco ha espresso parole di ringraziamento per tutti coloro che hanno reso possibile quest’opera, a cominciare da chi ha montato le impalcature, chi ha preparato le pareti o curato le fotografie per l’opuscolo. «Un grande ringraziamento a suor Elisa, autrice dei dipinti, che ha speso tre mesi di lavoro e preghiere nel cantiere di Sant’Antonio. Infine ringrazio ognuno di voi che oggi, con la vostra presenza, testimoniate che la bellezza è ciò che più di ogni altra cosa ci parla di Dio.»
In seguito alla lettura di due brevi passi tratti dalla Bibbia, il vescovo si è voluto soffermare su alcuni caratteri dell’iconografia cristiana, sottolineando la sua importanza in un luogo di culto e il suo profondo legame col nostro vivere la liturgia: “L’iconografia cristiana mette al centro delle opere la figura di Gesù e attorno ad essa la bellezza della creazione dei santi. Cristo è posto al centro perché, come ci ricorda san Paolo, “in Gesù tutto è stato fatto e senza di Lui nulla di ciò che esiste è stato fatto; tutto converge in Lui, tutto si completa in Lui”.
Perché nella chiesa vogliamo le immagini sacre, perché rappresentiamo la storia della nostra salvezza?
Perché noi ne siamo parte, non siamo spettatori, siamo parte di questa storia.
Quando partecipiamo alla liturgia, noi entriamo in questa storia di salvezza e la costruiamo insieme con Gesù.
La nostra quindi non è una storia morta, è una storia viva! Quella che noi viviamo e continuiamo a vivere”.
L’autrice dei dipinti è suor Elisa Galardi, nata a Firenze negli anni ’70 e qui diplomata in Pittura. È entrata nel 1999 nella congregazione delle Suore Agostiniane della Ss.ma Annunziata, in S. Giovanni Valdarno, specializzandosi nella pittura Affresco. «La Chiesa è bella perché è una realtà creata dall’amore – ha affermato suor Elisa – ed entrando nella chiesa fatta di mattoni la Chiesa stessa si rispecchia nelle pareti, come la sposa si prepara all’incontro con lo sposo, che avviene nella liturgia. La Chiesa è stata definita come la tela sulla quale la chiesa vivente dipinge il suo autoritratto, un autoritratto che ha il compito di dischiudere gli orizzonti di speranza. Queste immagini, realizzate con una pittura il più possibile trasparente, ci ricordano che l’uomo santo non è l’uomo perfetto, ma è l’uomo bello, che lo spirito ha reso sempre più trasparente e ha reso capace di rendere visibile l’amore che lo abita e gli dà la vita. Lasciate che la vostra vita sia trasfigurata, che passi da carbone a diamante: questi due elementi hanno la stessa composizione chimica, ma uno attira la luce e la assorbe, mentre l’altro si lascia attraversare restituendola completamente.»
La benedizione dei dipinti ha aperto le celebrazioni per la festa di Sant’Antonio, un avvenimento che si ripete dalla fine del XIX secolo. A quel tempo, infatti, vi era sulla Statale Adriatica una cappellina dedicata a Sant’Antonio di Padova presso la quale i viandanti si riposavano e rifocillavano se stessi e i loro cavalli. Questa cappella è andata distrutta, ma alcuni pezzi sono stati recuperati e riutilizzati per l’edicola votiva all’interno del parco Karol Wojtyla, inaugurata il 13 giugno 1999. Il culto antoniano era comunque profondo in questa zona di San Benedetto che si decise di costruire una chiesa in onore del Santo, consacrata nel 1957. Con un tetto sopra le loro teste, i parrocchiani istituirono la celebre festa, una festa che prende vita a inizio giugno e culmina il 13 del mese, giorno dedicato proprio a Sant’Antonio. Per quest’anno, sempre per il 13 giugno, è prevista la S. Messa alle ore 7:00, 8:30 e 10:00. Alle ore 17:30 invece ci sarà la benedizione dei bambini, la processione e la S. Messa.