“What is mafia”: questo l’interrogativo che ha spinto gli studenti del corso di Istituzioni di regia digitale (Università della Sapienza, Roma) a progettare il tour della legalità, parte del progetto europeo “Creating Public Space” (Creps) che studia in una dimensione europea la funzione della confisca e del riuso sociale dei beni sequestrati. L’iniziativa diretta dal professor Luca Ruzza del dipartimento di Storia dell’arte e spettacolo è partita ieri con il primo di tre incontri: un percorso a tappe di 6 chilometri alla scoperta dei beni confiscati alla mafia. Dopo settimane di lavoro all’interno delle loro ‘fucine di creatività’, 60 studenti impazienti di mettere in pratica il loro operato a base di tecniche audiovisive, hanno percorso con il loro furgoncino e le loro macchine le strade tra via della Piramide Cestia e via Tuscolana.
Illuminare le menti. La narrazione, realizzata attraverso la tecnica del video mapping, illustra la storia di circa 20 edifici sottratti alla mafia. “Con gli spettacoli di video mapping – commenta un giovane studente del terzo anno,Emanuele Polani – cercheremo di ‘far luce’ sui beni confiscati. Oggi sequestrare i beni della mafia è un colpo ancor più duro rispetto agli anni di carcere, che quasi risultano un cursus honorum per i malavitosi”. Unica arma, in questa serata, un proiettore capace di diffondere in notturna sugli interi palazzi le 30 installazioni pensate ed elaborate dagli studenti con lo scopo di “illuminare le menti (e non solo quelle) dei cittadini e portarli ad una maggiore consapevolezza sull’argomento”. A rendere il tutto ancora più “virale” ci hanno pensato gli universitari della Sapienza creando account e hashtag su Twitter dal titolo “What Is Mafia”. “Tra le iniziative in programma – prosegue Polani – c’è quella di chiedere ai passanti cosa sia per loro la mafia. Riteniamo che porsi questa semplice domanda sia importante. Il significato della parola mafia lo si dà troppo spesso per scontato”.
Il jazz oltre il silenzio. Partner della tre giorni sulla legalità è anche la Regione Calabria: “L’Unione europea è impegnata sul fronte della lotta alla criminalità organizzata, indebolendola tramite lo strumento della confisca” dichiara l’avvocato Valeria Adriana Scopelliti, manager dei progetti europei presso la Regione. “Il riuso dei beni ai fini sociali, – prosegue – però è una conquista che non hanno tutti gli Stati europei. Ad esempio, in Germania non esiste questa pratica, i Lander vendono i beni a chiunque e acquisiscono semplicemente il ricavato in denaro. Non si tratta quindi di un riuso”. Presente alla serata anche la project manager dell’Osservatorio sulla ‘ndragheta Stefania Ziglio. Tra le tante video-istallazioni Morgana Inglisa e Luca Della Torre, due studenti del terzo anno della Sapienza, raccontano la loro produzione artistica: “Il jazz oltre il silenzio”. E così capita che di fronte ai locali della “dimora di un boss, oggi adibiti a luogo di ritrovo, si suoni tutta un’altra musica, una musica di speranza, accompagnata dalle immagini di moderni eroi della legalità. Da Falcone e Borsellino a Peppino impastato”. Le loro gigantografie hanno destato l’attenzione dei passanti, persino gli automobilisti rallentavano durante il lento scorrere dei fotogrammi con una motivata curiosità, probabilmente attirati anche dall’entusiasmo dei ragazzi raccolti in strada di fronte a quelle che furono le roccaforti dei boss, oggi rinate sotto una nuova luce.
Workshop. La tre giorni proseguirà oggi e domani (ore 10) con due workshop a tema nella facoltà di Lettere della Sapienza. Il primo riguarderà la “progettazione creativa e l’uso dei beni comuni. Riconquistare i beni confiscati, ridisegnarli, re-immaginarli”. A seguire saranno proiettati all’interno degli spazi universitari i progetti di illuminazione dei beni confiscati a Roma con una serie di interventi di docenti e autorità. Domani, 5 giugno, si terrà invece il workshop “La narrazione collettiva dei luoghi attraverso il riuso dei beni confiscati” con Benno Plassmann (Echolot), Timo Reinfrank e Tobias Scholz (Fondazione Amedeo Antonio) e Sajanee Arzner (Università Humboldt Berlino).