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Chiesa e gender Chi teme la verità?

Paola Ricci Sindoni
31 Luglio 2004. L’allora cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della congregazione per la dottrina della fede, inviava una Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica “sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo”. Ripresentando il quadro magisteriale intorno alla natura relazionale della differenza sessuale fra donna e uomo, il cardinale avvertiva l’episcopato di una nuova insidiosa tendenza culturale, quella del gender, volta a scomporre la natura bi-parentale della famiglia, composta da un padre e da una madre, e a presentare un modello nuovo di sessualità polimorfa.
Quando ancora le corazzate giornalistiche e massmediatiche ignoravano la questione, la Chiesa era già in allarme, pronta a dire una parola chiara su una dottrina antropologica, preparata a tavolino dagli “esperti” delle grandi agenzie internazionali, quali l’Onu e la Comunità europea, convinti che in tal modo potevano neutralizzarsi le spinte rivendicative del femminismo radicale e favorire l’entrata nello spazio pubblico dell’equiparazione dell’omosessualità all’eterosessualità.
Si trattava però di presentare all’opinione pubblica un “prodotto” accattivante, alimentato da termini, quale uguale dignità, tolleranza interculturale, uguaglianza sociale, libertà individuale, salvo poi immettere nella legislazione gli elementi scardinanti non tanto, o non solo, dell’antropologia cristiana, ma di tutto l’umanesimo occidentale.
Esperta di umanità, la Chiesa non ha smesso in questo decennio di elaborare la propria proposta culturale, alla luce della sacra Scrittura e del patrimonio del Magistero, sapendo di dover parlare a tutti, non solo ai credenti, sul pericolo di questa egemonia ideologica che, come un fiume dai molti affluenti, tende a distendersi su tutti gli aspetti della vita sociale, dalla scuola alla famiglia, dalla società civile alla politica.
Il richiamo forte e chiaro di Papa Bergoglio agli intellettuali, il 15 aprile 2015 a piazza San Pietro, è in tal senso emblematico: occorre infatti un supplemento di riflessione critica, in grado di controbattere a questo attacco virulento, immaginando nuovi modi per ridire come la libertà di pensiero, specie su temi così nevralgici, sia necessaria al fine di favorire “una società più libera e più giusta”. La preoccupazione del Pontefice si è inoltre rivolta in quel medesimo intervento alle possibili motivazioni che hanno spinto i modelli ideologici del gender a svilupparsi così rapidamente. Forse – nota il Pontefice – è la difficoltà ad impostare le relazioni fra i sessi, nel rispetto delle differenze, a creare quel clima “di frustrazione e di rassegnazione”, su cui si è insinuato “quella confusione, quello sbaglio della mente”.
Gli fanno eco i tanti accorati appelli del cardinale Bagnasco, presidente della Cei, che non manca, ormai da anni, di argomentare razionalmente sulle cause di questo disastro ideologico, ponendo in atto, in positivo, le motivazioni che devono essere messe in campo per un risveglio delle coscienze, così da proporre un’alternativa credibile a questa drammatica perdita di senso dell’umano. L’attenzione del cardinale è principalmente rivolta alla nuove generazioni, che nella scuola cercano punti fermi per la loro formazione e che al contrario trovano in essa insegnamenti che minano al profondo la loro crescita identitaria, che passa anche attraverso l’accettazione consapevole della propria sessualità. “Reagire è doveroso e possibile, – ha detto di recente nella prolusione del 23 marzo – basta essere vigili, senza lasciarsi intimidire da nessuno, perché il diritto di educare i figli nessuna autorità scolastica, legge o istituzione politica può pretendere di usurparlo”. L’abolizione della festa della mamma e del papà, ad esempio – ha detto nella sua relazione inaugurale al convegno di maggio di Scienza & Vita – è la prova evidente di questa massiccia invasione ideologica, che avrà incalcolabili conseguenze personali e sociali, se non si reagisce con coraggio e determinazione.
Con la medesima passione civile si è espresso in questo periodo monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, che fa appello al mondo cattolico, ma non solo, richiamando al dovere sociale di contrasto a questa deriva culturale con le armi dell’argomentazione e del confronto, senza inutili contrapposizioni ideologiche, ma con la consapevolezza che la bipolarità sessuale, che i bambini sperimentano soprattutto in famiglia tramite le figure genitoriali, è un dato sancito dalla nostra Carta costituzionale. Contrapporsi alle teorie del gender è in fondo un altro modo per contrastare quel pensiero debole che tutto avvolge e che può diventare un pericoloso germe per una malattia sociale dai danni incalcolabili.
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