Esiste davvero la famiglia perfetta? No, ma “tutto sta nel non aver paura dell’imperfezione, della fragilità, dei contrasti”. Affrontandoli in maniera costruttiva “una famiglia imperfetta può diventare una grandissima scuola di ascolto, di dialogo, di confronto, di accettazione dell’altro”.
È l’idea che fa da sfondo a “Imperfetti sconosciuti”, il cortometraggio dedicato alla famiglia realizzato dall’Ufficio comunicazioni sociali (Ucs) della diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola (che sarà presentato in anteprima lunedì 15 giugno, alle 21, al cinema Politeama di Fano, con ingresso libero). Trailer e foto di backstage sono disponibili sulla pagina facebook.com/imperfettisconosciuticorto
All’origine, la volontà di celebrare in modo “originale” la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che quest’anno aveva per tema “Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore”. “Ogni anno – spiega Enrica Papetti, direttore dell’Ufficio diocesano e autrice del corto – organizziamo una conferenza, o un convegno, sul tema della Giornata, ma questa formula ci sembrava riduttiva per parlare di famiglia e comunicazione. Allora abbiamo cercato un modo più immediato per raccontare la famiglia ed è venuta l’idea del cortometraggio”. Il titolo lega tra loro quattro storie di famiglie “imperfette”, presentate nei 30 minuti del film: storie apparentemente indipendenti l’una dall’altra, ma con un finale a sorpresa che ne tira le fila.
Storie che affrontano la “cruda” quotidianità e sfociano nel conflitto, ma cercano di superarlo. C’è la giovane coppia con un figlio che si sta separando, con il marito coinvolto in una nuova storia sentimentale praticamente sotto gli occhi della moglie; c’è il rapporto conflittuale tra genitori e figli, anche qui in una famiglia che ha vissuto una lacerazione; c’è l’equilibrio familiare messo alla prova dalla presenza di un anziano in casa, con il dilemma di ricorrere o meno a una badante; c’è il dramma della perdita del lavoro del marito, con l’unico reddito della famiglia (con moglie e 2 figli) che viene a mancare.
“Sono storie scelte dalla quotidianità”, riprende Papetti: famiglie separate e conflitti generazionali, come pure “la perdita del lavoro è avvertita nella nostra regione in tutta la sua drammaticità”. E i toni vengono esasperati per coinvolgere lo spettatore e per marcare la positività del messaggio finale, nel magistrale monologo di Guido Ugolini.
“Nella famiglia – scrive il Papa nel messaggio per la Giornata mondiale – è soprattutto la capacità di abbracciarsi, sostenersi, accompagnarsi, decifrare gli sguardi e i silenzi, ridere e piangere insieme, tra persone che non si sono scelte e tuttavia sono così importanti l’una per l’altra, a farci capire che cosa è veramente la comunicazione come scoperta e costruzione di prossimità”. Parole che hanno ispirato Papetti nella scrittura della trama, perché i conflitti che pure si sperimentano non fanno venire meno quella prossimità, e anche nel caso della separazione tra i giovani coniugi (è il caso della prima storia) viene preservato il rapporto con il figlio.
“La famiglia – recita il monologo che apre il cortometraggio – è lo specchio in cui Dio si guarda e vede i due miracoli più belli che ha fatto: donare la vita e donare l’amore”. Uno specchio magari opaco, rabberciato, “imperfetto”, ma pur sempre lo specchio che rimanda l’immagine divina della vita e dell’amore.