“La gioia del Vangelo non è una gioia a buon mercato, destinata a farci stare più comodi e soddisfatti nella vita presente; soprattutto non è una gioia riservata a pochi privilegiati. È una gioia per tutti, ma specialmente per i poveri, gli afflitti, i bisognosi”. Lo ha detto oggi padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, intervenendo al 3° Ritiro mondiale per il clero organizzato dal Rinnovamento Carismatico Cattolico, in corso a Roma. “Il vero inno cristiano alla gioia è il Magnificat di Maria dove si parla di un Dio che esalta gli umili e ricolma di beni gli affamati”, ha osservato. Eppure, malgrado il Vangelo sia “lieta notizia e annuncio di gioia”, “il mondo ha finito per associare la fede cristiana a tutto ciò che è penoso e comporta rinnegamento e mortificazione”. In questo senso, il rinnovamento carismatico è una “chance” perché “permette di rimontare la china e restituire alla salvezza cristiana il ricco ed esaltante contenuto positivo, riassunto nel dono dello Spirito Santo e della vita nuova in Cristo”. Non solo: “La stessa immagine esterna che si da della vita cristiana è diversa: è un cristianesimo gioioso, contagioso, che non ha nulla del tetro pessimismo che molti rimproverano ad esso”. (segue)
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Per padre Cantalamessa, sarebbe, però, “un compromettere l‘opportunità che è il Rinnovamento Carismatico e in genere la ‘nuova Pentecoste‘, se l‘enfasi sui carismi, e in particolare su alcuni di essi più appariscenti, finisse per prevalere sullo sforzo per una autentica vita ‘in Cristo‘ e ‘nello Spirito‘, basata sulla conformazione a Cristo e quindi sulla mortificazione delle opere della carne e sulla ricerca dei frutti dello Spirito”. Il predicatore della Casa Pontificia ha poi sottolineato: “Un motivo soprattutto deve spingerci a tendere alla santità: noi sacerdoti possiamo aprire o sbarrare la strada verso Cristo agli uomini. Più vado avanti negli anni, più mi convinco che all‘origine di un allontanamento o di un riavvicinamento a Cristo, c‘è l‘incontro o lo scontro con un sacerdote. Abbiamo un bel dire che Cristo e la Chiesa non si identificano con papa, vescovi e preti; teologicamente è vero, ma nei fatti è vero il contrario”. Di qui la domanda: “Vogliamo essere gli amici dello sposo che conducono le anime a Cristo, o vogliamo essere pietra di inciampo ai fratelli in questo cammino? Adesso che non ci sente, lo possiamo dire: guardiamo al successore di Pietro che la Provvidenza ha dato alla Chiesa, guardiamo a Papa Francesco: ogni giorno incontriamo persone che si sono riavvicinate a Cristo e alla sua Chiesa guardando lui”.
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