“Altschool” è una scuola talmente nuova e rivoluzionaria che non ha (ancora) una voce enciclopedica su Wikipedia. È difficile trovare informazioni anche su Max Ventilla, il suo fondatore e preside. Molto giovane, con la barba nera, jeans e maglietta di cotone, per alcuni anni è stato uno dei più precoci manager di Google. Nel 2013 Ventilla però ha scelto l’educazione. “Perché è importante non solo per l’America ma per il mondo intero”, ha detto. In California, fra la Silicon Valley e la nuovissima Silicon Beach (davanti a Santa Monica, dove hanno la sede molte aziende hi tech), si contano alcuni clamorosi fallimenti di modelli educativi legati alle nuove tecnologie. L’idea di Ventilla, però, è diversa dalle altre che l’hanno preceduta e ha conquistato perfino Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook che qualche settimana fa gli ha donato un super finanziamento di 100 milioni di dollari. “Amo tantissimo la scuola. Non voglio mai andarmene. È come stare a casa, solo che impari”, ha detto un bambino di 5 anni che ha appena iniziato a frequentare “Altschool”. “Noi crediamo che ogni bambino dovrebbe avere accesso a una istruzione personalizzata che gli permetta di essere felice (e di successo) in un mondo in continua evoluzione”, ha scritto Ventilla sul sito della scuola. Le rette sono alte (più di 20mila dollari l’anno) ma non impossibili per gli standard delle scuole private degli Usa. Nelle famiglie più abbienti comincia a prendere sempre più piede l’idea di mandare i figli in quella che viene definita la “scuola del futuro”.
“I genitori dicono che i ragazzini vanno più veloci. Il motivo per cui mi piace così tanto Altschool è la promessa di rimanere connessi con lo sviluppo di mia figlia”, ha detto il padre di una giovanissima studentessa. La scuola di Ventilla somiglia molto a quella di Maria Montessori. “Il suo metodo – spiega Ventilla – lasciava che i bambini imparassero principalmente attraverso progetti indipendenti, piuttosto che con un’istruzione diretta e le classiche lezioni frontali. È stato sviluppato circa un secolo fa, ma se il suo fondatore, Maria Montessori, oggi fosse viva, anche lei, avrebbe proposto di utilizzare i nostri strumenti tecnologici per gestire il caos di una classe personalizzata”. L’entusiasmo per il modello italiano del secolo scorso ha già spinto alcuni commentatori a parlare di “Montessori 2.0”. Ventilla ha messo ogni bambino al centro di tutto ciò che accade a scuola. Le classi sono più piccole del solito e anche il design interno è studiato per rompere gli schemi di un certo formalismo didattico.
La tecnologia è il cuore del metodo: insieme con gli insegnanti lavorano anche molti ingegneri che si impegnano per far crescere il sistema della piattaforma denominata “Myaltschool”, un software che permette di gestire contemporaneamente il flusso dei dati personali dei bimbi e le banche di informazioni dei programmi curriculari. I tecnici confrontano quotidianamente i risultati e le performance delle applicazioni didattiche usate in aula allo scopo di migliorarle e di renderle sempre più compatibili, quasi in tempo reale, con le vere esigenze di apprendimento e gli interessi più profondi dei bambini.
“Amo il lavoro individuale che mia figlia porta avanti con la sua insegnante. Ha un senso di orgoglio profondo per le cose che sta imparando. Mi piace osservarla mentre fiorisce sempre di più ogni giorno”, ha detto una madre entusiasta del metodo di Ventilla. “Abbiamo costruito un ambiente di apprendimento flessibile, che mescola lo studio individuale con il lavoro di gruppo e con alcune forme di apprendimento esperienziale”, spiega Ventilla. Il progetto sta accendendo gli interessi degli investitori. Il modello di “franchise” che Ventilla ha in mente (decine di “Altschool” in ogni angolo del paese) ha convinto anche altri, non solo Zuckerberg.
Nel “board” dei finanziatori di “Altschool”, Ventilla può vantare, per esempio, il fondatore di eBay Pierre Omidyar e Laurene Powell Jobs, vedova di Steve Jobs (Apple).