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Dialogo UE-chiese: L’Europa va aiutata a vincere le paure

di Gianni Borsa

Mentre l’Unione europea fatica a trovare un vocabolario comune per rispondere alle tante sfide che premono da ogni parte (crisi economica, migrazioni, minacce alla sicurezza, xenofobia, pulsioni centrifughe e secessionismi…), dalle comunità religiose presenti nel Vecchio Continente arrivano appelli e impegni all’unità. È l’elemento più evidente emerso dall’incontro tra istituzioni Ue e leader religiosi, svoltosi a Bruxelles il 16 giugno nell’ambito dell’articolo 17 del Trattato di Lisbona.

Accettare le differenze. “Vivere insieme e accettare le diversità”: questo il tema sul quale si è svolto un fitto confronto che ha visto protagonisti il primo vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, il vicepresidente vicario del Parlamento europeo, Antonio Tajani, e quindici leader religiosi delle comunità cristiana, ebraica, musulmana, indù, buddista e mormone. Per i cattolici erano presenti il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco-Freising e presidente della Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea) e Maria Voce, presidente del movimento dei Focolari. Con loro alti esponenti delle comunità credenti di tutta Europa, fra cui il reverendo Christopher Hill, presidente della Conferenza delle Chiese europee, il metropolita Joseph della Chiesa ortodossa rumena, François Clavairoly, presidente della Federazione protestante di Francia, Catherine Karkala-Zorba, dell’Accademia ortodossa del Patriarcato ecumenico (Grecia), Albert Guigui, gran rabbino di Bruxelles e rappresentante permanente presso la Conferenza dei rabbini europei, Khalid Hajji, segretario del Consiglio europeo degli ulema marocchini.

Società più unite. “Questo dialogo è più importante che mai”, ha dichiarato Frans Timmermans nel commentare i lavori. “Le nostre società devono far fronte a sfide fondamentali e le Chiese e le religioni possono svolgere un ruolo importante nel promuovere la coesione sociale e colmare i divari”. I leader “presenti sono partner della Commissione europea e in questa sede possono farla partecipe delle loro esperienze nel campo della lotta al fondamentalismo e alle discriminazioni e della creazione di un clima di fiducia e comprensione reciproca”. Le conclusioni della riunione dovrebbero fornire nelle intenzioni dei partecipanti materiale di discussione per il primo convegno annuale sui diritti fondamentali dell’Ue che si terrà l’1 e il 2 ottobre prossimi e che sarà incentrato sul tema “Tolleranza e rispetto: prevenire e combattere l’odio antisemita e antimusulmano in Europa”.

Problemi complessi. “Abbiamo espresso grande preoccupazione per la situazione dei migranti e richiedenti asilo in Europa”, “anche tenendo conto dalle parole pronunciate dal Papa” su questo argomento. Il cardinale Reinhard Marx ha fornito alcune chiavi di lettura del dibattito, definito “aperto, franco, utile”, che si è concentrato fra l’altro sull’urgenza migratoria, sulle situazioni di conflitto presenti entro e ai confini dell’Ue, sulle minacce alla sicurezza e le paure generate dal terrorismo e dal radicalismo religioso, sul ruolo e la presenza delle Chiese nello spazio pubblico dei Paesi Ue, sui “foreign fighters”. “Noi ci vogliamo impegnare per l’integrazione dei migranti – ha specificato Marx – anche se precise risposte” in merito “devono venire dalla politica. L’Ue deve trovare un accordo in questo senso, che comprenda un’equa ripartizione dei profughi” che approdano sulle coste mediterranee. “Allo stesso tempo occorre andare alla radice del fenomeno migratorio”, che richiede una collaborazione con i Paesi in cui si originano i flussi e dove transitano i migranti. Il cardinale ha puntualizzato: “Comprendo che si tratta di problemi complessi e non vi si può dare una risposta dall’oggi al domani. Però ci vogliono collaborazione e unità” a livello politico europeo.

Educazione e valori.
L’arcivescovo anglicano Christopher Hill è tornato sul tema delle migrazioni: “Esso occupa sempre un ruolo enorme nelle nostre agende. Non solo le Chiese, ma tutte le comunità di fede in Europa hanno la responsabilità di essere coscienza per tutti”. Hill ha quindi insistito sul “ruolo unico” che i leader religiosi possono svolgere in Europa “come costruttori di ponti”. Più voci hanno parlato dell’identità europea, che si fonda – è stato detto – su valori condivisi di pace e solidarietà. In questo senso le minacce xenofobe e populiste “sono un problema per tutti gli europei”. Esplicito e preoccupato riferimento è stato fatto da più di un leader religioso alla costituzione, nel Parlamento europeo, del gruppo euroscettico “Europa delle nazioni e delle libertà”, presieduto dalla francese Marine Le Pen. Timmermans ha infine sottolineato “il grande apporto che le chiese possono dare sul piano educativo”, prospettando un quadro valoriale ampio, che tenga conto della storia europea, della necessità di un dialogo tra le culture e le fedi, capace di incidere sull’opinione pubblica, bersagliata da un linguaggio mediatico che tende ad esasperare i problemi e a far crescere le “chiusure verso chi è diverso o straniero”.

Simone Caffarini: