L’enciclica sociale di Papa Francesco offre una disamina ampia e articolata dell’intero spettro dell’azione umana, collocando la questione ambientale e dello sviluppo nell’alveo di una giusta visione della persona in grado di orientare e illuminare sull’esercizio della creatività e della libertà in campo economico e, più in generale, sull’uso che l’uomo può fare dell’enorme potere che discende dal progresso delle tecnoscienze.
La “Laudato Si’” ci invita a riconoscere nella questione ambientale e nel modello di sviluppo estrattivo che caratterizza il nostro tempo – e che si alimenta grazie allo sfruttamento dei più deboli, all’individualismo e al relativismo (che discendono dall’antropocentrismo), al consumismo e alla cultura dello scarto – una “radice umana”. La critica di Papa Francesco si rivolge, infatti, verso l’assunzione del “paradigma tecnocratico” (LS, 106) – secondo cui l’uomo crede che la realtà sia totalmente disponibile alla sua manipolazione – quale leva (estrattiva) del progresso e dello sviluppo, poiché “l’immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell’essere umano per quanto riguarda la responsabilità, i valori e la coscienza” (LS, 105).
La lezione della “Laudato Si’” parte, dunque, dal problema del deterioramento globale dell’ambiente e dalle conseguenze che esso provoca sui più deboli e sugli esclusi, per evidenziare come “l’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme” (LS, 48), mettendo così in luce come “un vero approccio ecologico diventa sempre più un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri”.
Come ci ricorda il Pontefice, sussiste un’intima relazione tra le cose del mondo, poiché la natura è sempre in rapporto a Dio e all’uomo. Di fronte ad essa quest’ultimo non si pone come dominatore assoluto ma come “amministratore responsabile” (LS, 116), perché la natura è per l’uomo e l’uomo è per Dio.
È in questa relazione che la libertà umana deve sapersi coniugare con la responsabilità di ogni uomo davanti al genere umano, comprese le generazioni future, e dinanzi a Dio. La “casa comune” è, dunque, una ricchezza posta nelle mani prudenti e responsabili dell’uomo su cui questo è chiamato ad esercitare un mandato di conservazione e non un diritto assoluto.
La “Laudato Si’” e, ancor prima, la “Centesimus Annus”, ci insegnano perciò che “l’uomo realizza se stesso per mezzo della sua intelligenza e della sua libertà e, nel far questo, assume come oggetto e come strumento le cose del mondo e di esse si appropria” (CA, 43), riportandoci così al senso autentico della creazione, in virtù della quale l’uomo è chiamato partecipare all’opera del Creatore attraverso il proprio lavoro, la propria creatività e i propri doni, dando vita un sistema economico-sociale basato su una libertà che non è arbitro, ma che deve inquadrarsi in un solido contesto etico e giuridico capace di orientarla verso il bene comune.
La riflessione di Papa Francesco non è, dunque, un invito a rispondere all’emergenza ambientale arrestando il progresso e l’iniziativa economica (ugualmente lesivo della dignità dell’uomo), bensì a riconoscere il valore e la fragilità della natura ritrovando il senso autentico e trascendente dell’azione umana, del lavoro come dell’impresa.
Il cuore del problema è, dunque, antropologico e, cioè, connesso al modo di rapportarsi dell’uomo con se stesso. La risposta ai problemi posti dal nostro tempo risiede, quindi, in quell’ecologia (umana) integrale saldamente iscritta nel patrimonio della dottrina sociale della Chiesa (Dsc), che è capace di svelarci l’errore antropologico alla base del nostro modello di sviluppo e che rappresenta il filo rosso che lega Papa Francesco a San Giovanni Paolo II.
Con la “Laudato Si’” la Dsc si arricchisce di una nuova pagina. Essa indica la via di uno sviluppo umano fondato sulla concezione cristiana della persona e sulla consapevolezza della crescente interdipendenza tra tutti gli abitanti della terra e tra l’uomo e la natura. Essa ci invita a riflettere sul senso della nostra esistenza e sull’uso che facciamo degli strumenti a nostra disposizione, invitandoci a costruire istituzioni economiche e politiche inclusive, a promuovere nuovi stili di vita, a rispettare l’integrità e i ritmi della natura, guardando al progresso secondo un’ecologia integrale che sappia riorientare i comportamenti umani uscendo dalla logica individualistica e relativistica del consumo e dello scarto.