Non c’è solo la Francia con il pugno chiuso e i piani di espulsioni. C’è anche un Paese che si indigna per come i migranti sono trattati alle frontiere. Che esprime solidarietà non solo a parole ma con gesti concreti di aiuto e di assistenza. A dare voce e volto a questa Francia è la Chiesa cattolica. Non c’è solo la Francia con il pugno chiuso e i piani di espulsioni. C’è anche un Paese che si indigna per come i migranti sono trattati alle frontiere. Che esprime solidarietà non solo a parole ma con gesti concreti di aiuto e di assistenza. A dare voce e volto a questa Francia è la Chiesa cattolica che con un messaggio al Paese ha indetto per domenica 21 giugno una giornata di preghiera e digiuno per i migranti da accompagnare con gesti di incontro e di condivisione. A promuovere l’iniziativa sono i tre vescovi incaricati delle diverse Commissioni episcopali per la solidarietà, la missione e la pastorale dei migranti: Laurent Dognin, Jacques Blanquart e Renauld de Dinechin.
Momenti di tensione si stanno vivendo non solo al confine con l’Italia ma anche a Calais nel Nord della Francia dove è inarrestabile l’ondata di migranti che dalla costa sulla Manica tenta di raggiungere clandestinamente la Gran Bretagna assaltando i camion. Sono circa 2.500 i migranti che da Sudan, Eritrea e Siria sono riusciti a raggiungere la cittadina francese definita anche come la “Lampedusa del Nord”. In mille hanno trovato rifugio in una baraccopoli di fortuna che recentemente è stata definita dagli operatori umanitari come “il peggior campo in Europa, se non del mondo, per i rifugiati”. E’ un mare freddo e umido di sporcizia, rifiuti e degrado. Secondo i dati della polizia di frontiera francese, da gennaio al mese di giugno oltre diciottomila migranti hanno tentato di intrufolarsi per vie illegali dalla Francia nel Regno Unito.
È per far fronte a questa situazione che il governo francese ha presentato al consiglio dei ministri un nuovo piano di accoglienza. Brucia ancora forte il braccio di ferro vissuto con l’Italia per la situazione al confine franco-italiano e si è da poco concluso a Lussemburgo l’incontro dei ministri degli interni dell’Unione Europea per discutere di immigrazione e asilo. Il “piano” presentato dal ministro dell’interno Bernard Cazeneuve e dalla responsabile per le politiche abitative Sylvia Pinel cerca di accontentare la destra capeggiata da una ormai popolarissima Marine Le Pen e una sinistra sempre più fiacca, barcamenandosi saggiamente – così scrive anche il quotidiano Le Monde – tra slancio umanitario e una buona dose di espulsione e controllo. Il piano prevede infatti la creazione di 10.500 nuovi alloggi per l’accoglienza dei migranti e al tempo stesso il potenziamento degli sforzi di controllo alle frontiere per lottare contro le filiere dell’immigrazione clandestina.
Usano parole forti i vescovi francesi nel descrivere come i migranti vengono trattati nel Mediterraneo e a Calais. Nella terra della laicità, dove le parole della Chiesa vengono prudentemente soppesate per non urtare le sensibilità, i vescovi non esitano ad esprimere la loro “vergogna” affiancandosi a Papa Francesco che ha chiesto “scusa” per chi chiude le porte ai migranti. È il Consiglio permanente della Cef a firmare una dichiarazione comune. Iniziativa senza precedenti dove i vescovi chiamano i migranti i “nostri fratelli stranieri” e ai francesi chiedono di “cambiare il loro sguardo”, di “superare pregiudizi e paure”, di “osare l’incontro”. “Purtroppo, questa situazione continuerà a peggiorare” e “tutta la comunità nazionale, l‘intera società, dovrà prendersene cura”. Intanto domenica 21 giugno, la Chiesa in Francia ha deciso di celebrare una giornata di preghiera e digiuno. In un lungo messaggio alla Nazione i vescovi spiegano che “i migranti non sono dei problemi: sono uomini, donne, bambini: sono esseri umani”. I vescovi non nascondono la crisi che anche la Francia sta attraversando e che sempre più numerosi sono i cittadini francesi che vivono disoccupazione, esclusione, povertà. Ma – aggiungono – “i migranti non sono i responsabili di questi mali sociali, ne sono essi stessi delle vittime”. Non ci sono “ricette miracolose” da proporre. I vescovi mettono però in guardia tutti dallo “strumentalizzare” la migrazione per fini elettorali e politici perché è contrario al rispetto dei fondamentali diritti dell’uomo e perché “il migrante è innanzitutto una persona umana”.