I salmi di lode si levano, in latino, con una melodia che riempie le navate della splendida cattedrale di San Vito, nel cuore del Castello di Praga. Tra queste mura, cariche di storia e di fede, con le tombe gotiche dei re cechi e la cappella di San Venceslao, patrono di Boemia, i segretari generali e i portavoce delle Conferenze episcopali d’Europa pregano per i propri Paesi e per l’intero continente. Attorno all’altare si fonda l’unità della Chiesa cattolica, chiamata ad attraversare, Vangelo alla mano, un’epoca densa di novità, di insidie, di sfide – sono parole che ricorrono in molti interventi -, in un’Europa dai tratti fortemente secolarizzati.
Dal 17 al 21 giugno la capitale della Repubblica ceca ha ospitato l’incontro promosso dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), che ha messo sul tavolo numerosi temi: la riforma delle strutture di comunicazione ecclesiali (argomento introdotto da mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali); la “trasparenza” nella Chiesa; i nodi relativi a unioni civili, matrimoni omosessuali, gender. Focus specifici vengono dedicati ai grandi eventi ecclesiali: l’enciclica “Laudato si’”, pubblicata in contemporanea all’appuntamento Ccee e qui illustrata da mons. Osvaldo Neves de Almeida, della Segreteria di Stato; il prossimo Sinodo sulla famiglia, sul quale è intervenuto padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana; l’Anno della misericordia (“chiacchierata” in diretta video con mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione).
A Praga – dove la Chiesa italiana era rappresentata dal segretario generale Cei mons. Nunzio Galantino, e dal direttore dell’ufficio Comunicazioni sociali don Ivan Maffeis – sono convenuti i rappresentanti di una trentina di Conferenze episcopali, ciascuna con le sue tradizioni, i riti, le iniziative liturgiche, pastorali e culturali, cercando “strade nuove” per “testimoniare la gioia e l’attualità del Vangelo”, secondo una bella espressione echeggiata nel palazzo arcivescovile che ospita l’incontro.
Gli interpreti linguistici raccolgono in unità interventi in lituano e in tedesco, spagnolo e inglese, bulgaro o italiano… Nei dibattiti si riflettono realtà diverse: dai Paesi baltici e scandinavi all’isola di Malta, dal Portogallo alla Scozia, dalla Svizzera alla Moldavia. Si condividono le difficoltà. L’abbraccio – durante lo scambio della pace di una messa – tra i vescovi ucraino e bielorusso è un momento speciale e commovente.
Non mancano letture articolate, e non sempre coincidenti, delle urgenze ecclesiali, perché nei vari Paesi si misurano, ad esempio, notevoli differenze sul piano economico che influiscono sulla vita delle persone e delle comunità. Non di meno gli Stati intervengono con specifiche legislazioni su aspetti che hanno rilievo etico e implicazioni per la religione. È – come osservano alcune voci – “la Chiesa che cammina sulle strade del mondo”, che “percorre le periferie”, siano esse “esistenziali o tecnologiche”. Innumerevoli le citazioni del magistero di Papa Francesco: la stessa enciclica sull’ambiente e, più ancora, la “Evangelii gaudium” segnano il percorso ecclesiale.
Le discussioni evidenziano uno spirito costruttivo; mostrano con tutta evidenza una rinnovata volontà missionaria. I tempi nuovi interrogano, ma non spaventano; propongono domande e suggeriscono la ricerca di risposte fondate nella tradizione eppure aperte alla modernità. Si respira quasi un “dialogo a distanza” tra Praga e Roma, con Papa Francesco, con le sue indicazioni, le sue letture del presente, le vie che sta prospettando alla Chiesa per continuare, anzi rilanciare, la missione. E un partecipante suggerisce: “Il Santo Padre ci invita a uscire, ad andare incontro alle periferie esistenziali. Ma possiamo andare nelle periferie solo se il centro è chiaro a tutti. Il centro è Dio, è lui che ci manda”.
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