Missioni militari, riprese video di vario genere, evoluzioni aeree competitive od amatoriali. Solo alcuni tra i tanti possibili usi dei moderni droni, questi piccoli oggetti volanti dalle molte forme ed applicazioni. E non manca anche chi (come alcune importanti aziende) ipotizza di poterli usare per il trasporto e la consegna a domicilio di piccoli pacchi. Quest’ultima possibilità non deve essere sfuggita alle multinazionali dell’aborto. Ed ecco servito il “drone abortista”.
Su iniziativa dell’organizzazione olandese “Women on waves” – nota per le iniziative a favore dell’aborto volontario “sicuro” -, infatti, sabato 27 giugno, un drone si alzerà in volo da Francoforte, in Germania, per raggiungere la vicina città polacca di Sublice. Là, in posti concordati (che saranno rivelati alla stampa solo durante l’ultima fase del volo), sgancerà pacchi di pillole abortive (RU486 e misoprostolo) che saranno distribuite alle donne “bisognose” di Polonia, uno dei pochissimi Paesi europei dove la legge vieta l’aborto volontario. E’ evidente che la finalità vera dell’iniziativa non consiste nell’offrire una soluzione, quantunque “sbrigativa”, alle donne che vogliono abortire. Per forza di cose, infatti, l’effetto pratico è molto limitato quantitativamente. Si tratta piuttosto di una forma plateale di provocazione/denuncia per spingere anche la Polonia a legiferare in favore dell’aborto.
Nel promuovere questa insolita azione propagandistica, “Women on waves” è affiancata da altre organizzazioni similari (“Cocia Basia”, un gruppo di supporto ai diritti delle donne polacche con base a Berlino, “Feminteka Foundation” e “Porozumienie kobiet 8 marca”, due associazioni abortiste con sede a Varsavia, “Berlin-Irish Pro Choice Solidarity”, “Codziennik Feministyczny” e il gruppo politico “Twoj Ruch”).
Già negli anni passati, “Women on waves” aveva organizzato imbarcazioni attrezzate per l’effettuazione di aborti precoci e le aveva ancorate al largo delle acque territoriali di Paesi che non consentono l’aborto, perché ne potessero usufruire le donne di quei luoghi. Da qui la denominazione “Women on waves” (“Donne sulle onde”).
Come si legge sul sito ufficiale dell’organizzazione, l’attuazione del progetto “drone abortista” è stata aiutata dalle leggi tedesche e polacche che non prevedono alcuna particolare autorizzazione per poter far volare un drone che, come quello che prenderà il volo sabato 27 giugno, pesa meno di 5kg, e non è utilizzato per scopi commerciali, rimane nel campo di vista di colui che lo manovra e non vola in spazi aerei riservati.
La mente dell’iniziativa, Rebecca Gomperts, fondatrice e direttrice di “Women on waves”, ha spiegato all’inglese The Telegraph, che la missione del “drone abortista” aiuterà concretamente le tante donne polacche private del loro sacrosanto diritto all’ “aborto sicuro” e alla pillola. “Penso che sia estremamente importante – ha dichiarato – perché in Europa c’è troppa disuguaglianza nel modo in cui vengono rispettati i diritti delle donne. (…). Non possiamo smettere di sottolineare la mancanza di accesso sicuro all’aborto e di pillole per abortire. Si tratta di una violazione dei diritti delle donne”. Già, peccato che ancora una volta nessuno pensi anche ai diritti del nascituro, che ora si vede minacciato anche dai droni!
La scelta della Polonia non è stata certo casuale, ma motivata dalla sua legislazione “restrittiva”, in vigore dal 1993, in materia di interruzione di gravidanza. L’attuale normativa polacca prevede, infatti, che una donna possa interrompere la gravidanza solamente in caso di grave rischio per la sua salute, in caso di stupro o incesto, o quando il feto presenti gravi anomalie.
La Gomperts ha già annunciato che se la consegna del “drone abortista” avrà successo, l’operazione sarà replicata anche in Irlanda, altro Paese la cui legislazione limita fortemente il ricorso all’aborto.
Un operazione propagandistica, dunque, ai limiti della legalità, che si serve delle nuove tecnologie per diffondere la propria ideologia… aggirando di fatto le scelte autonome degli Stati.