Ad accompagnarci a “l’Uomo nero sono io” sono gli ultimi tre gradi di separazione, riletti e raccontati da “interpreti” eccellenti. Il sabato si è chiuso con l’intervento legato alla luce, la domenica apre con l’analisi della conoscenza. La luce è la conoscenza e il quarto grado di separazione che è analizzato, a partire dalle ore 17.00, grazie alle lectiones di due filosofi, Marco Vannini studioso di mistica e dal 1998 professore di Storia della Mistica all’Istituto di Scienze Religiose di Trento con l’intervento “Conosci te stesso: mistica e/o psicologia” e Diego Fusaro docente di storia della filosofia all’Università San Raffaele di Milano, studioso della filosofia della storia e delle strutture della temporalità storica con “Elogio alla pluralità. Contro il modello unico globale”. Conclude le sessioni dedicate alla conoscenza Marco Pesatori, scrittore, astrologo e autore inoltre de “La settimana di Pesatori” su D. La Repubblica con “Lo Zodiaco: la dolce scienza del tempo”.
Alle 18.00 sarà la volta di Ulisse e del quinto grado, reso dal filosofo e saggista Franco Rella e teatralizzato dall’attore e drammaturgo Moni Ovadia con l’intervento, “Il senso del viaggio”. Proprio Ulisse, il cui nome è acceso dal verbo greco ὀδύσσομαι odýssomai, “odiare”, “essere odiato” e dunque “colui che è odiato” e per questo essenza de l’Uomo nero sono Io. L’ultimo grado di separazione, il sesto, riporta il pubblico all’inizio del percorso “espositivo” attraverso la conferenza-incontro che mette insieme per raccontarci “L’uomo nero sono io”: Moni Ovadia, mons. Vinicio Albanesi e il direttore del magazine “Vita” Giuseppe Frangi, a moderare l’incontro.
Per la domenica il tema del tatuaggio diviene il racconto scritto in una lingua segreta, sofferto sulla pelle e presentato sempre alle ore 18.00, dallo scrittore e artista Nicolai Lilin, autore fra gli altri di “Educazione Siberiana”, il successo editoriale tradotto in 14 lingue e distribuito in 19 paesi, da cui il premio Oscar Gabriele Salvatores ha tratto l’omonimo film. Con il libro “Storie sulla pelle” Nicolai Lilin, accostando parole e disegni, ci guida nel labirinto di una tradizione antichissima attraverso gli occhi di un ragazzino che voleva diventare un tatuatore, offrendoci, di fatto, il capitolo più misterioso della sua educazione siberiana.
Alle ore 19.00 open jam session dagli anni ‘50 ai “tempi moderni” a cura di Cristiano Stocchetti – sax, Giacinto Cistola – chitarra, Stefano Cicconi – Piano, Valerio Ricci – basso, Mirko Amabili – batteria, Pierpaolo Pica – basso, Alessandro Olori – piano e Matteo Mariani – violino. Chiude l’Ama Festival Ascanio Celestini, alle 21.30 con lo spettacolo teatrale, “Racconti d’estate”.
Presenti all’interno del programma, tutta una serie di spettacoli a cura di Fof Circus Ama Festival edition con la Di Filippo Marionette, Ete Clown, gli acrobati del Duo Kaos, il giocoliere Giorgio Bertolotti e il mangiafuoco Raul Somarriba.
Numerosi gli stand espositivi presenti che avranno come ospiti EquiLibri, il CNA Marche, la Fondazione Prosolidar Onlus, Made in Carcere, Emergency.
L’Ama Festival è patrocinato dalla Regione Marche e dall’Assemblea Legislativa della Regione Marche ed è realizzato anche grazie al contributo della Fondazione Prosolidar Onlus. Media partner Igers Piceni e Radio Incredibile.
Fra leggenda e realtà, tradotto attraverso le lenti d’ingrandimento della filosofia, dell’antropologia, della letteratura, dell’arte e non solo “Chi ha paura dell’Uomo nero?” – E ancora di più: “Hai paura dell’Uomo nero?”.
Il Festival è gratuito.
Per tutte le info www.ama.coop.