DIOCESI – Pubblichiamo l’omelia del Vescovo Carlo Bresciani pronunciata in occasione dell’ordinazione diaconale di Giuseppe Raio.
Vescovo Carlo Bresciani: “Celebriamo la solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo, i due apostoli che sono le colonne della Chiesa, martiri della fede a Roma dove hanno portato la fede al centro dell’impero romano. Sappiamo che hanno consacrato la vita alla diffusione del Vangelo, cui li ha chiamati la grazia del Signore Gesù. A Pietro, prima che gli venisse affidato il ministero di pascere il gregge di Dio, fu chiesto per ben tre volte di confermare il suo amore per Gesù. Paolo era talmente mosso da tale amore da poter dire: “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. Il ministero si fonda, quindi, su due pilastri: la vocazione, che Dio dà gratuitamente a chi vuole, e l’amore per Gesù che porta ad aderire alla chiamata.
Quando la Chiesa conferma la vocazione, è l’amore per Gesù che anima la vita del chiamato.
Caro Pino è questo amore che deve dare vivacità alla vocazione che Dio ti ha donato e che questa sera la Chiesa ti conferma ordinandoti diacono. Dovresti poter dire con san Paolo “non sono più io che vive, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20).
Questo amore è vero se ti porta a servire Cristo là dove la Chiesa ti chiama, sciolto da tutti i legami, anche familiari, che possono costituire un ostacolo a questa libertà. Come gli apostoli furono chiamati a lasciare le loro barche per seguire Gesù, ogni consacrato al ministero è chiamato a sciogliere ogni ormeggio che lo lega alla riva e prendere il largo per andare là dove è richiesto il suo servizio. Pietro e Paolo sono un esempio di questa libertà dedicata al ministero.
Per quale servizio? I primi diaconi furono costituiti per un servizio che si era reso necessario: quello di servire alle mense. Servizio molto umile, forse anche poco gratificante, vista la tensione che si era creata nella comunità. Eppure non erano privi di capacità di fare altro: Stefano, infatti, sa parlare davanti al Sinedrio; Filippo sa spiegare molto bene le Scritture all’etiope. Non si scelsero loro il servizio da fare, fu la necessità a determinarlo.
È sempre così nella Chiesa: non ci si sceglie il servizio che piace, ma si risponde ai bisogni che la comunità cristiana presenta e questo perché il ministero è a servizio della Chiesa, non di se stessi: lo si deve mettere in conto fin dall’inizio in quanto questa è la vocazione cui Dio chiama e non un’altra. La disponibilità a servire i bisogni della Chiesa, là dove la Chiesa chiama, è un criterio fondamentale dell’autenticità della vocazione.
Caro Pino, diventi diacono per servire il corpo della Chiesa nei servizi più umili e, forse, anche nei posti più disagiati. L’amore di Cristo deve spingerti a non cercare altro; la Chiesa non ha molto da offrirti se non servire il corpo ferito di Cristo. Non ti garantisce ricchezze, né posti di prestigio. Non ti garantisce l’applauso delle folle che è sempre pericoloso. Il tuo amore per il Signore sarà vero se saprai amare anche l’ultimo posto, quello più nascosto e meno apprezzato dal mondo, se saprai amare l’ultimo uomo, quello che il mondo scarta perché malato nel corpo o nella psiche.
Ti ordino con trepidazione perché so che ti mando in un mondo che forse di consolazioni te ne darà poche, in un mondo che è pronto ad accettare il tuo servizio di carità, ma non troppo ad ascoltare l’amore per Dio che ti muove e so quanto amore chiede non perdersi d’animo e restare fedeli anche nelle difficoltà. Troverai chi ti applaude, ma per catturarti e troverai chi ti critica solo per affermare se stesso. Nulla di veramente nuovo per colui che si dedica al ministero in nome di Gesù. Non perderti in vane lamentele o in accuse che non portano che ad inacidire l’animo e a spegnere la generosità della donazione. Non è stato questo l’atteggiamento di Gesù, né di Pietro né di Paolo. Avrai però bisogno di quell’amore per Gesù con il quale Pietro ha affrontato anche la prigione, come ci è stato detto nella prima lettura; avrai bisogno dell’amore di Paolo che considerava un guadagno morire per Cristo (cfr. Fil 1, 21), e dell’amore con il quale entrambi hanno affrontato il martirio.
Ma non sarai mai solo, se non ti allontanerai dall’amore di Cristo. Qui sta il segreto della fecondità di ogni ministero nella Chiesa. San Paolo ne ha fatto esperienza in tutte le sue tribolazioni. Dice, infatti, scrivendo a Timoteo -lo abbiamo sentito nella seconda lettura-: “Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza” (2Tim 4, 17). Ne ha fatto esperienza al punto che può affermare: “chi ci separerà dall’amore di Cristo?” (Rom 8, 35) e può rispondere: “sono persuaso che né morte né vita, né angeli, né potestà, né presente né futuro, né altezze né profondità, né qualunque altra cosa creata potrà separarci dall’amore che Dio ha per noi in Cristo Gesù nostro Signore” (vv. 38-39).
Ti posso promettere solo questo, caro Pino: se sarai fedele al ministero che il Signore attraverso la Chiesa ti chiederà, Egli “ti libererà da ogni male e ti porterà in salvo nei cieli, nel suo regno” (2Tim 4, 18). Questa è la ricompensa che Dio promette al servo fedele e saggio e questa solo egli desidera.
Ti dicevo che ti ordino con trepidazione perché vorrei poterti evitare le difficoltà che inevitabilmente il ministero nel nome di Gesù presenta, come le ha presentate a Pietro e Paolo e, magari in misura diversa, si presentano a tutti coloro che hanno accettato di seguire Gesù e di portare il suo Vangelo nel mondo.
Ma sono anche molto contento di darti il sacramento dell’ordine nel grado del diaconato, perché so che non ci sono solo difficoltà nel ministero che stai abbracciando: ci sono anche molte consolazioni intime e profonde che conosce solo colui che fino in fondo segue Gesù nel servire i fratelli. Queste rendono la vita del ministro senza alcun dubbio una vita bella, vissuta con intensità, che merita di essere vissuta, oggi come ieri o, forse, oggi più di ieri.
Ci sono gioie che il mondo non conosce e non capisce, ma che solo il ministro di Cristo può gustare. Sono le gioie del bene fatto con amore, sono quelle che vengono dal sapere di essere con Gesù collaboratori di Dio per la salvezza del mondo, sono quelle di sapersi amato di un amore infinito. Ti auguro di poterle gustare in abbondanza nel silenzio del tuo colloquio con Dio.
Caro Pino, Gesù ti ha scelto con uno sguardo di amore e ti ha chiamato ad aver parte della sua eredità. Ha posato i suoi occhi su di te e questa sera ti ripete le parole che ha detto ai suoi primi apostoli: “vieni e seguimi”. Gusta la tenerezza di questo invito e lasciati da lui guidare. Mettiti dietro a lui e seguilo sulla via di Gerusalemme.