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Circolare Giannini, attività extrascolastiche sempre necessario il consenso dei genitori

Di Luigi Crimella

“Il primo responsabile della formazione è la famiglia. Plaudo, per questo, alla circolare del ministro Giannini nella quale si chiarisce che la famiglia è il primo soggetto educante e nessuno, in nome di niente, può permettersi il lusso, in maniera surrettizia, di far passare le proprie fissazioni e ideologie con la forza del pensiero unico. Non è possibile. Se la riforma della scuola e le circolari che l’accompagnano ci aiuteranno a recuperare il ruolo centrale della famiglia, io dico che la legge ha operato una grande svolta”: queste parole di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, pronunciate giovedì 9 luglio a Roma, a margine della presentazione del Rapporto 2014 dell’associazione “Rondine – Cittadella della pace”, hanno suscitato un notevole interesse. Il riferimento era alla cosiddetta “teoria del gender” e al coro di polemiche che hanno accompagnato diversi episodi di tali insegnamenti, proposti nelle scuole spesso senza aver prima informato adeguatamente le famiglie, che si sono sentite minacciate da contenuti formativi dissonanti e pericolosi, specie in materia di educazione alla sessualità. “Mi auguro che questa approvazione della Buona Scuola crei uno spirito nuovo e inneschi meccanismi che mettano al centro l’alunno, il docente e la famiglia”, aveva detto sempre in quell’occasione mons. Galantino, e va nella direzione di questo spirito di collaborazione tra scuola e genitori la circolare del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, in cui si spiega come debbono comportarsi le scuole di ogni ordine e grado quando propongono attività extra-curricolari, come nel caso del “gender”.

La circolare ministeriale e le sue precisazioni. Nel documento inviato a tutti i dirigenti scolastici, il ministero sottolinea anzitutto che i “progetti di istruzione, formazione e orientamento che coinvolgano gli alunni” debbono essere compresi nei Piani dell’offerta formativo (Pof), da elaborare a cura del collegio docenti e approvati dal Consiglio d’istituto. La circolare precisa che “ai fini della predisposizione del Piano il dirigente scolastico deve promuovere i necessari rapporti con tutti gli stakeholder e tenere conto delle proposte e dei pareri formulati dagli organismi e dalle associazioni dei genitori e, per le scuole secondarie di secondo grado, degli studenti”. Per rafforzare ulteriormente la partecipazione attiva dei genitori, la circolare rammenta il “Patto di corresponsabilità educativa” istituito nell’anno 2007 con Dpr n. 235, “finalizzato ad offrire agli insegnanti, ai ragazzi e alle loro famiglie, un’occasione di confronto responsabile, di accordo partecipato”. Ne deriva che le famiglie “hanno il diritto, ma anche il dovere, di conoscere … i contenuti del Pof … per condividere in maniera dettagliata diritti e doveri” nell’elaborazione dei contenuti proposti ad alunni e studenti.

Prevista la richiesta del “consenso”. La circolare spiega poi che “la partecipazione a tutte le attività extracurricolari … è per sua natura facoltativa e prevede la richiesta del consenso dei genitori per gli studenti minorenni o degli stessi se maggiorenni”. Fin qui i pronunciamenti ufficiali, che tutti i dirigenti scolastici saranno tenuti a mettere in pratica. Ma cosa ne dicono le famiglie? Maria Rita Munizzi e Antonio Affinita, rispettivamente presidente e direttore del Moige (Movimento italiano genitori), hanno affidato a un breve testo inserito nel proprio sito internet una prima valutazione condivisa con le presidenze anche di A.Ge. (Associazione italiana genitori), Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche) e Faes (Famiglia e scuola). Vi si esprime l’ “apprezzamento per la circolare sul consenso informato emanata dal ministro Stefania Giannini, che ribadisce come nessuna attività extracurriculare potrà essere avviata senza il consenso informato da parte dei genitori”. Nella dichiarazione si sottolinea che “con questa circolare il Governo evidenzia come la ‘Buona Scuola’ non possa prescindere dalle famiglie, che oltre a essere sempre informate sui temi ‘sensibili’, devono effettivamente godere della libertà di scelta educativa sancita costituzionalmente”. Anche il Forum delle associazioni familiari ha voluto sottolineare che “dispiace che sia stata necessaria una circolare ministeriale per ribadire l’ovvietà che sia necessario il consenso informato dei genitori per ogni iniziativa che esce dalle linee codificate dei curricula. Avrebbe dovuto essere un’ovvietà, proprio per rinnovare l’indispensabile alleanza tra scuola e famiglia, e per questo come Forum avevamo chiesto che fosse ricordata nel testo della riforma, ma plaudiamo comunque ad un chiarimento che alla luce dei fatti di questi ultimi mesi era certamente necessario”.

Far partire un processo di vera “innovazione”. Per Roberto Gontero, presidente dell’Agesc, “la responsabilità educativa dei figli all’art. 30 della Costituzione è attribuita ai genitori e nessun altro dovrebbe permettersi di fare interventi, addirittura a livello della scuola dell’infanzia, senza che i genitori lo sappiano e condividano cosa verrà detto”. Aggiunge poi che “con queste vicende del gender, le famiglie hanno capito che non possono più delegare la scuola in toto sul alcune cose. Anzi, debbono continuare con maggiore attenzione e impegno, ad essere le prime responsabili dei propri figli”. Anche il Faes, per il quale firmatario del pronunciamento comune è stato Giovanni Sanfilippo, sottolinea che “divenuta legge, poi, occorre procedere spediti a tradurre la ‘Buona Scuola’ in un reale processo di profonda innovazione degli ordinamenti scolastici, ascoltando e dialogando con tutti i protagonisti”.

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