È il Paese dei Guaranì e delle “mitiche” reducciones dei Gesuiti (ricordate il film “Mission”?) l’ultima tappa del viaggio latinoamericano di papa Bergoglio, primo Papa gesuita della storia. Da venerdì 10 a domenica 12 luglio Francesco visita il Paraguay. Un viaggio ricco di suggestioni, ma importante anche per il momento che vive il Paese, uno dei più arretrati dell’America Latina. A lungo bloccato dalla dittatura di Alfredo Stroessner, durata 35 anni e conclusasi nel 1989, il Paraguay non ha conosciuto lunghe e solide stagioni di riforme sociali e gli squilibri sono particolarmente forti.
Un momento importante l’incontro con il Papa, che si appresta a vivere anche il vescovo della diocesi di San Juan Bautista de Las Misiones, monsignor Mario Melanio Medina. La diocesi di San Juan Bautista è particolarmente legata alla Chiesa italiana e, in particolare, alla diocesi di Treviso, visto che nel territorio sono presenti missionari fidei donum: don Gianfranco Pegoraro (in questi giorni in Italia), don Giovanni Fighera e la cooperatrice pastorale Luigina Bragato operano nella parrocchia di San Juan Bautista de Ne’Embucù.
Cammino triennale sull’evangelizzazione. Mons. Medina ci risponde dalla capitale Asuncion, dove si stanno organizzando gli ultimi preparativi: “Qui – dice – viviamo una grande gioia per la visita del Papa, ci siamo preparati bene. Tutte le diocesi del Paraguay stanno vivendo un cammino triennale incentrato sull’evangelizzazione della famiglia. Papa Francesco ci viene a portare il suo messaggio di pace, ma ci sprona anche ad una conversione pastorale, a fare autocritica. La sua presenza ci darà una grande forza: ci confermerà nella fede e ci aiuterà a consolidare la nostra presenza pastorale, a metterci nella via della nuova evangelizzazione, a mettere in pratica il suo magistero”.
In occasione della visita, tra l’altro i vescovi del Paraguay hanno dichiarato un “tempo di grazia”, a partire dallo scorso 24 maggio e fino all’inizio del Giubileo, l’8 dicembre. L’obiettivo pastorale di questa iniziativa è “proporre un itinerario catechetico a tutti coloro che chiedono di rafforzare, rinnovare o riprendere il cammino di fede”. Nell’avviare questa iniziativa i vescovi del Paraguay affermavano: “Ci impegniamo ad aprire le porte delle nostre comunità, perché tutti, vicini e lontani, possiamo convertirci a Cristo, nostra gioia e nostra pace”.
Squilibri sociali e problemi ambientali. Mons. Medina accenna anche allo storico ruolo dei gesuiti in Paraguay: “La loro presenza ha sempre dato grande respiro, grande impulso alla Chiesa e al Paese”. Come sta avvenendo anche per gli altri Paesi toccati dal Papa, è probabile che non mancheranno i riflessi della visita papale anche sul piano sociale. Conferma mons. Medina: “Il Papa parlerà con cognizione di causa sui problemi del Paraguay, che conosce bene. Siamo sicuri che le sue parole saranno rivolte a tutto il popolo. In Paraguay noi chiediamo una maggiore giustizia e attenzione ai poveri, il rispetto dei diritti umani, una società più aperta e democratica”. C’è aspettativa che Francesco parli anche della salvaguardia del creato, sulla scia della Laudato si’: “L’enciclica del Papa è molto importante e ci viene incontro nelle nostre battaglie. Nel nostro Paese ci sono molti problemi ambientali, a partire dalla deforestazione e dall’inquinamento”.