Seminaristi costretti a prestare servizio militare, sacerdoti che non possono lasciare il Paese e cristiani detenuti per motivi religiosi. È la triste situazione della libertà religiosa in Eritrea, descritta all’associazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre” da una fonte vicina alla Chiesa locale, che per motivi di sicurezza ha preferito restare anonima. Come denunciato da un rapporto delle Nazioni Unite, il governo di Asmara si è reso responsabile di gravi violazioni dei diritti umani. Larga parte della popolazione è detenuta e costretta al lavoro forzato, mentre il resto dei cittadini è soggetto ad uno stretto sistema di controllo che non risparmia i gruppi religiosi. “In Eritrea molte persone sono costrette ad emigrare – ha dichiarato la fonte anonima – e molti seminaristi sono costretti a prestare servizio militare. Non si può non denunciare quanto accade nel nostro Paese, anche se la Chiesa deve procedere con prudenza, altrimenti il governo potrebbe chiudere le nostre strutture”. Insieme all’Islam, alla Chiesa ortodossa eritrea e a quella evangelica luterana, la Chiesa cattolica è tra le sole quattro comunità religiose ufficialmente riconosciute, ma a questo sembra non corrispondere una piena libertà religiosa per i cattolici.
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