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Dopo l’approvazione del ddl “buona scuola”, rimane aperta la controversia sull’educazione all’ideologia del gender. La circolare ministeriale che formalmente tutela il consenso dei genitori su questo particolare tipo di ‘lezioni’ ha lasciato insoddisfatte le famiglie e le associazioni ad esse legate.

Perché la situazione non sfugga dal controllo e la libertà educativa sia salvaguardata, il Comitato difendiamo i nostri figli ha diffuso un vademecum ad uso dei genitori, articolato in dieci punti:

  1. Ogni genitore deve vigilare con grande attenzione sui programmi di insegnamento adottati nella scuola del proprio figlio.
  2. In particolare, va attentamente letto e studiato uno strumento denominato POF (piano offerta formativa). In esso devono essere elencate chiaramente tutte le attività d’insegnamento che la scuola intende adottare (attenzione: in alcuni casi il POF è annuale, in altri triennale!)
  3. I genitori devono utilizzare lo strumento del “consenso informato”: devono, cioè, dichiarare per scritto se autorizzano, oppure no, la partecipazione del proprio figlio ad un determinato insegnamento. Il consenso va consegnato in segreteria e protocollato (obbligo di legge).
  4. A questo punto, si deve avere ben chiaro che gli insegnamenti scolastici sono di due “tipi”: a) insegnamenti curriculari, cioè obbligatori (ad esempio: italiano; matematica, ecc..); b) insegnamenti extracurriculari, cioè facoltativi, dai quali è lecito ritirare il figlio.
  5. Nel caso di insegnamenti curriculari (ad esempio, insegnamento delicato a scienze naturali, con nozioni sul corpo umano e sue funzioni, compresa la funzione riproduttiva) si raccomanda che i genitori vigilino con grande attenzione, intervenendo sul singolo insegnante e/o sul dirigente scolastico, qualora si scorgano impostazioni in contrasto con i propri valori morali e sociali di riferimento. Come sempre, più genitori si associano, maggiore è la forza di contrasto.
  6. Ad oggi, l’insegnamento gender è possibile soprattutto nei programmi di educazione all’affettività e alla sessualità, oppure nei percorsi di “contrasto al bullismo e alla discriminazione di genere”. Sono insegnamenti extracurriculari ed è soprattutto a questi che si deve prestare speciale e massima attenzione.
  7. Il consenso/dissenso deve essere formulato per ciascun singolo percorso/progetto/insegnamento (non deve essere generico), va depositato in segreteria e deve essere protocollato (obbligo di legge).
  8. Il genitore ha il diritto di chiedere tutti i chiarimenti che vuole, coinvolgendo ogni istituzione scolastica, ad ogni livello: consiglio di classe, consiglio di istituto, consiglio dei professori, dirigente scolastico/preside.
  9. Si raccomanda di informare e coinvolgere le associazioni dei genitori: AGE –segreteria.nazionale@age.it ; AGESC – segreteria.nazionale@agesc.it.
  10. L’articolo 30 della costituzione italiana e l’art. 26 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo sanciscono il diritto dei genitori all’educazione ed istruzione dei figli: ogni genitore ha grande potere decisionale e – cercando di aggregare altre famiglie – la possibilità d’intervento sugli organismi scolastici diventa tanto più forte e positiva, soprattutto se sostenuta da un’associazione genitori accreditata (AGE, AGESC).

A conclusione del decalogo, il portavoce del Comitato Difendiamo i nostri figli, Massimo Gandolfini, rivolge “un forte appello a tutti i genitori affinchè si sentano protagonisti diretti, offrendosi come “rappresentanti di classe” ed entrando a far parte dei “consigli di istituto”.

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