Nasce ad Ascoli Piceno nel 1963. Dopo un percorso di studi con un orientamento tecnico-scientifico, collabora per qualche anno con giornali e riviste locali scrivendo articoli di argomento archeologico. Nel 2011 viene nominato presidente della Commissione Cultura di Confindustria, incarico che ancora ricopre. Dal 2014 è membro del comitato tecnico dell’associazione “I luoghi della scrittura”.
La tomba del templare
Ascoli Piceno, 1295. Fra’ Giacomo Fortebraccio, conte di Saleto e Prigliano, figlio di Astolfo e cavaliere dell’Ordine del Tempio, è finalmente di ritorno a casa. Partito più di vent’anni prima per partecipare alla crociata indetta da re Luigi ix, ha onorato la sua vita da templare servendo la Chiesa in imprese che sono andate dal Cairo a Rodi e dalle mura di al-Mansura a Otranto. Commosso dall’emozione di essere di nuovo a casa, Giacomo scoprirà con dolore che la guerra per lui non è affatto finita: nelle sue stesse terre si stanno infatti tessendo trame ai danni del pontefice, Bonifacio viii, che vedranno nel templare l’unica possibilità di smascherare la fitta rete di traditori della Chiesa. Ascoli Piceno, 1982. Durante il restauro della chiesetta di San Nicolò, gli operai scoprono che sotto il pavimento c’è una stanza rimasta segreta per secoli. L’ambiente, completamente sigillato, è il guardiano silenzioso di un sarcofago di pietra scolpito con stemmi e disegni elaborati. Prospettando un ritardo a tempo indeterminato nella ripresa dei lavori della chiesetta, la stanza sotterranea viene subito risigillata con il proprio mistero. La notizia riesce però a giungere alle orecchie di due ragazzi del posto, e per loro la tentazione è troppo forte: bisogna assolutamente riportare la tomba alla luce. Tutto ciò che hanno sentito, e tutto ciò che gli basta sapere, è che a vegliare incisa sul coperchio, troneggiante, c’è una frase: «non nobis, domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam». Il motto dei templari.