La Corte europea di giustizia ha condannato, nei giorni scorsi, l’Italia al pagamento di una multa di 20 milioni di euro per il mancato adeguamento alle regole Ue del sistema di raccolta e gestione dei rifiuti in Campania. La multa sarà, inoltre, maggiorata di 120mila euro per ogni giorno di mancata applicazione delle regole Ue dal giorno della sentenza, si legge in una nota della Corte Ue. La Corte europea aveva già condannato l’Italia su questa vicenda nel marzo del 2010. Non avendo l’Italia messo in atto quella sentenza, la Corte ha inflitto al Paese una multa, come prevede la procedura di infrazione Ue. Il ministro per l’Ambiente Gian Luca Galletti ha invitato “la Campania ad attuare il suo piano sui rifiuti che ha presentato ormai qualche anno fa all’attenzione dell’Unione europea”. Galletti ha anche ricordato che “a gennaio abbiamo approvato una norma che dice che le sanzioni che riguardano le Regioni vanno pagate dalle Regioni stesse; mi pare un principio di equità”.
Ritardi cronici. “Una multa annunciata, dati gli ormai provati ritardi cronici in tema di rifiuti da parte dello Stato, della Regione Campania e delle amministrazioni provinciali”. Così la definisce Pasquale Giustiniani, titolare della cattedra di bioetica nel Dipartimento di Giurisprudenza della Seconda Università di Napoli ed esperto di tematiche ambientali. Per l’esperto, “prim’ancora che i vari livelli di governo regionale, provinciale e comunale, da chiamare ciascuno in causa per la sua competenza, è l’Italia nel suo complesso che risulta non aver ancora adottato tutte le misure necessarie”. Per quanto riguarda specificamente la Regione, “la multa è uno degli esiti, che fanno seguito allo stato di emergenza dichiarato in Campania l’11 febbraio 1994, poi revocato il 31 dicembre 2009, ma senza che evidentemente seguissero tutti gli adempimenti previsti”. “La Corte europea di giustizia – aggiunge – non fa che ribadire che è sullo Stato ad incombere un obbligo positivo di adottare misure ragionevoli e appropriate alla tutela dei diritti al rispetto della vita privata e familiare e, più in generale, al godimento di un ambiente sano e protetto”. Ma occorre anche “verificare se i provvedimenti emessi dal Consiglio regionale sono stati il frutto di un procedimento decisionale che abbia tenuto in debita considerazione gli interessi degli individui, così da essere conformi alle prescrizioni europee convenzionali”. Sulla base delle competenze provinciali e comunali relative a raccolta, smaltimento, riuso e riqualificazione dei rifiuti, “serve poi verificare la situazione attuale dei rifiuti in Campania, azionando recuperi non sui contribuenti – altrimenti sarebbero doppiamente vittime -, ma sui singoli amministratori che si fossero dimostrati inadempienti”.
Problema politico. “La situazione è ancora drammatica. Non si è risolto niente”, denuncia don Aniello Tortora, direttore dell’Ufficio di pastorale sociale e lavoro, giustizia e pace, salvaguardia del creato della diocesi di Nola. “La gente – nota il sacerdote – ha preso coscienza della gravità del problema, ma la questione sussiste ancora per la Terra dei fuochi e per il Triangolo della morte Acerra-Nola-Marigliano perché la politica è al palo”. Don Tortora è critico anche con lo stile dei politici di “scaricare sugli altri le responsabilità di aver provocato il disastro, mentre a pagare è la povera gente”. Il sacerdote esprime anche il timore che “la criminalità organizzata abbia ancora un ruolo importante nella gestione dei rifiuti”. Adesso, prosegue, “dobbiamo solo augurarci che la nuova gestione della Regione prenda in mano la situazione. Comunque, ci vorranno anni per risolvere il problema. Quando nel 2000 iniziammo le lotte in difesa dei nostri territori, c’era chi diceva che erano necessari cinquant’anni per smaltire le ecoballe che si erano accumulate”. Sono passati altri quindici anni e non è stata trovata una soluzione: “Se non iniziamo a dare una risposta al problema – rileva -, non si risolverà mai niente. Saranno comminate altre multe e pagherà sempre la povera gente. Il problema, dunque, è eminentemente politico”.
Serve maggiore responsabilità. Giuliana Martirani, già docente di geografia politica ed economica alla Lumsa di Palermo, all’Università di Napoli Federico II e all’Ottawa University del Canada, suggerisce una maggiore responsabilità da parte dei cristiani: “Dobbiamo meditare sui dati riguardanti la situazione dei rifiuti e confrontarli con l’enciclica di Papa Francesco, Laudato si’, che contiene delle concrete opzioni. Utile a questo esercizio è anche la lettura dell’Evangelii gaudium di Papa Bergoglio o la Caritas in Veritate di Benedetto XVI. I cristiani devono assumersi le loro responsabilità, verificando qual è la realtà e promuovendo, nelle parrocchie e nelle associazioni cristiane, incontri sull’argomento, alla luce dei documenti della Chiesa”. Per Martirani, “non possiamo demandare solo ai politici la cura dell’ambiente, perché, come ci ricorda il Papa, c’è un’economia che uccide e una politica corrotta”. Ricordando l’impegno della diocesi di Napoli per suscitare una sensibilità ambientale, con la promozione della raccolta differenziata nelle parrocchie, afferma: “Ora la comunità tutta si deve interrogare sulla situazione e fare la propria parte”.
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