Vescovo Carlo Bresciani: “Celebriamo, come tradizione, nella gioia la festa della nostra patrona: la Madonna della marina. Ma la nostra non vuole essere solo tradizione, bensì un rinnovamento di quel rapporto di affetto alla Madonna che nel passato coltivavano le donne di san Benedetto, le quali attendevano nella preghiera il ritorno dei mariti e dei figli che, imbarcati sui pescherecci affrontavano i pericoli del mare e stavano assenti a volte per lungo tempo, e talora non tornavano più. La statua di una donna che guarda il mare in attesa ansiosa, che abbiamo sul nostro molo, esprime bene la condizione di molte donne del nostro passato.
La preghiera è un modo di comunione in Dio che supera le lontananze dello spazio e del tempo e raggiunge i nostri cari assenti. Le donne di san Benedetto erano consapevoli che i figli hanno bisogno di un padre e di una madre per la loro crescita umana. Le necessità portavano all’assenza dolorosa di mariti e di figli, ma erano consapevoli che questo non era l’ideale da promuovere e cercare. Nell’attesa orante cercavano di affrettare il ritorno in salute di mariti e figli. A loro volta mariti e figli, in quell “ora in cui volge il desio ai navicanti e ‘ntenerisce il core” (Purgatorio, canto VIII), restavano in comunione con le loro famiglie attraverso la preghiera, forse anche del rosario, in quelle lunghe serate passate sulla tolda delle navi, pensando alle proprie spose e alle proprie famiglie. Gli uni e le altre affidavano nella preghiera a Dio e alla Madonna attese e speranze
Anche Maria era consapevole del bisogno di un padre per quel figlio che Dio così inaspettatamente e con modalità eccezionali le aveva donato. Pur non avendo generato attraverso Giuseppe, da Dio le fu messo accanto un uomo: Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, doveva essere educato da un uomo e da una donna per essere introdotto con equilibrio in quel mondo che era chiamato a redimere.
Fino a trent’anni Gesù lavorò come falegname con Giuseppe e da lui apprese l’arte del lavoro. Non è bene pensare che un figlio non abbia bisogno di un padre e di una madre. Una cultura, come quella contemporanea, che pensa di promuovere diritti e sviluppo allontanandosi della realtà, è destinata solo a provocare danni e sofferenze, soprattutto ai più deboli, cioè ai figli, ma non solo a loro.
Non si ha sviluppo quando si elimina la differenza nella quale siamo costituiti come uomini e come donne, ma solo quando le si dà il giusto valore, nel rispetto di tutti.
La grandezza di Maria sta nell’avere detto sì a Dio che le proponeva di diventare la madre del suo unico Figlio. Accettando di diventare madre dell’uomo Gesù, il Figlio unigenito di Dio, e facendosi insieme a Giuseppe sua protettrice, è diventata la protettrice di ogni essere umano. Ognuno di noi a lei fu affidato esplicitamente da Gesù sulla croce quando le venne consegnato come figlio Giovanni l’evangelista. Per questo ricorriamo a lei con fiducia in ogni nostra necessità, come si ricorre a madre premurosa e amorevole della propria famiglia, perché crediamo nella sua materna bontà.
Maria nel Vangelo ci viene presentata come donna di poche ed essenziali parole, ma di molta azione silenziosa ed efficace. La troviamo sicuramente presente e silenziosa accanto alla Chiesa nascente e nel cenacolo al momento dell’effusione dello Spirito santo. Tende, quindi, a sparire e non a imporre la sua visibile presenza: ciò che deve emergere per lei sono il suo Figlio Gesù e la Chiesa, nella persona degli apostoli. Essi amano e accolgono con venerazione la Madre di Gesù; Giovanni se la prende con sé. Non ci è difficile immaginare la grande venerazione della Chiesa nascente nei suoi confronti. Lei resta unita agli apostoli, non si fa gruppi suoi, magari alternativi. Sa che la Chiesa voluta da Gesù è quella degli apostoli, per questo lascia la parola a loro. Non è, quindi, possibile separare Maria dalla Chiesa, così come non è possibile separarla da Gesù, il suo culto scadrebbe in superstizione.
Maria, però, lascia che gli apostoli seguano il comando di Gesù: “andate in tutto il mondo”. Non li trattiene accanto a sé, non rivendica ruoli che impongano la sua visibilità o un qualche suo presunto privilegio sulla Chiesa nascente. Non si lascia strumentalizzare da nessuno al punto che troviamo divisioni nella Chiese dei primi tempi, come a Corinto, per esempio, ma nessun gruppo può invocare Maria come proprio riferimento.
Ella, come abbiamo sentito nel Vangelo appena proclamato, dice solo e sempre: “Fate quello che lui vi dirà”. Detto questo, ella non ha più nulla da dire, perché sa che tutto il resto sarebbe un sovrappiù tanto inutile quanto dispersivo. Questo le basta e questo è il suo grande compito nella Chiesa e nella storia della salvezza. Ella vuole la salvezza dei figli di Dio, ma sa che non è lei che può dare la salvezza, ma solo Dio attraverso Gesù Cristo e, quindi, rimanda a Lui.
L’atteggiamento che Maria mostra deve guidare la nostra sincera devozione a lei, imitandola in questo atteggiamento di umiltà e di servizio discreto e silenzioso. Noi la invochiamo protettrice, perché ci aiuti a camminare sulla strada che Gesù ci ha insegnato, come lei ha camminato con coraggio sulla strada che Dio le ha indicato. Maria non è contenta se ci fermiamo a lei e non andiamo a Dio. Una madre non può essere contenta se i figli si fermano a lei e non vanno al padre.
Maria, Madonna della Marina, protegga i nostri operatori del mare e sia per tutti noi stella che illumina il cammino verso Gesù.