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Chiesa in Italia, vedove consacrate: fenomeno in crescita dal Sud al Nord

Di Riccardo Benotti
Le vedi uscire da casa di buon mattino per accompagnare i nipoti a scuola o per andare a trovare quell’amica troppo anziana che non riesce più a scendere le scale come un tempo. Si dividono tra la cura delle persone care e il servizio a quella seconda famiglia che hanno scelto di seguire per il resto della vita: la Chiesa. Sono le vedove consacrate, donne che dopo aver perso il marito hanno preferito la solitudine degli affetti coniugali per dedicarsi alla famiglia, alla parrocchia e alla diocesi. Un fenomeno in crescita negli ultimi anni tanto da aver richiamato l’attenzione della Santa Sede che, entro la fine dell’anno, dovrebbe pronunciarsi ufficialmente. E se in Europa le vocazioni sacerdotali arrancano, segnando un calo del 7,1% rispetto al 2005, le vedove consacrate aumentano: in Italia sono oltre 200 quelle che hanno già ricevuto la benedizione del vescovo, nelle 12 diocesi in cui la presenza è più significativa, e circa 100 quelle in formazione.
La rinascita a Palermo. L’Ordo Viduarum affonda le radici nella Chiesa delle origini. Alcune vedove, infatti, svolgevano funzioni particolari all’interno della comunità e avevano un posto riservato nelle assemblee liturgiche. Dal Nuovo Testamento a Sant’Agostino non mancano i riferimenti alle vedove consacrate ma la pratica, nel corso dei secoli, si è andata affievolendo fin quasi a scomparire. È soltanto nella Palermo degli anni ‘90 che inizia la seconda primavera dell’Ordo Viduarum, sotto la guida dell’arcivescovo cardinale Salvatore Pappalardo. Il 16 gennaio 1993 il cardinale istituisce con decreto l’associazione “Tre Marie” e nomina delegato don Giacomo Ribaudo per la particolare sensibilità verso le persone vedove. Quindi, il 25 marzo 1996, durante l’omelia il card. Pappalardo conferma l’erezione dell’Ordo Viduarum approvandone statuto e regolamento. La data è indicativa: quel giorno, infatti, viene pubblicata l’Esortazione apostolica post-sinodale “Vita Consecrata”. Nel testo Giovanni Paolo II scrive: “Torna ad essere oggi praticata anche la consacrazione delle vedove, nota fin dai tempi apostolici (cfr 1 Tim 5, 5. 9-10; 1 Cor 7, 8), nonché quella dei vedovi. Queste persone, mediante il voto di castità perpetua quale segno del Regno di Dio, consacrano la loro condizione per dedicarsi alla preghiera e al servizio della Chiesa”. Da quel momento la pratica della consacrazione vedovile inizia a diffondersi nel resto d’Italia: “La consacrazione mi ha completamente sconvolta – ricorda Cristina Adalgisa Lazzara, referente dell’Ordo Viduarum palermitano e coordinatrice nazionale – ma ho capito che dovevo far conoscere questa realtà fuori dalla diocesi. A poco a poco, diversi vescovi e sacerdoti hanno compreso l’importanza delle vedove consacrate e il bene che possono suscitare anche nelle parrocchie”. OggiPalermo è ancora la capofila quanto a numero di appartenenti all’Ordine, con quasi 80 vedove consacrate o in formazione.
La presenza in Italia. Statuti e regolamenti non sono uguali in tutte le diocesi, così come il rito di benedizione o il percorso di formazione. Il limite d’età, ad esempio, non è sempre stabilito e i requisiti di accesso differiscono. Ancora da normare, inoltre, sono i casi particolari come quelli relativi alle vedove che si sono risposate dopo la morte del primo marito. Quanto alla mappa della presenza dell’Ordo Viduarum in Italia, il Sud è l’area più interessata. In Sicilia, nella diocesi di Mazara Del Vallo, l’Ordine è stato costituito alla fine del 2014 e conta già 4 vedove di cui 2 in formazione. La diocesi di Monreale, invece, ha iniziato ufficialmente da pochi mesi e le circa 20 vedove che partecipano al gruppo di preghiera si trovano a dover affrontare le difficoltà organizzative di una realtà ai primi passi. In Calabria sono invece quattro le diocesi che registrano una presenza rilevante. A Catanzaro-Squillace, guidate dall’arcivescovo Vincenzo Bertolone che è anche il presidente del Coordinamento nazionale dell’Ordo Viduarum, ci sono 38 consacrate e 8 in formazione. A Oppido Mamertina-Palmi sono 33 in totale, di cui 7 consacrate, mentre aCassano all’Jonio è attivo un gruppo di preghiera composto da 25 vedove, di cui 10 consacrate. Infine, Cosenza-Bisignano con 18 consacrate e 2 in formazione. Anche in Puglia è nutrita la presenza dell’Ordine. A Bari-Bitontosono in programma 4 consacrazioni a settembre, che andranno ad aggiungersi alle 12 vedove già consacrate e 10 in formazione. L’impegno in seno alla comunità parrocchiale è, invece, portato avanti da 8 consacrate e 5 in cammino nella diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie. Al Centro Italia la diocesi che fa segnare un numero consistente di vedove è quella di Roma con 8 consacrate e 12 in formazione: “Ci dedichiamo alla vita della parrocchia e – spiega la referente Grazia D’Anna -, se ci fossero affidati incarichi, anche della diocesi. Rimane il nostro impegno in famiglia perché il sacramento del matrimonio è per sempre, non dimentichiamo gli impegni assunti”. Al Nord la diocesi diMilano ha costituito l’Ordo nel 2000 per volontà del cardinale Carlo Maria Martini e sull’esempio di quello già istituito da sant’Ambrogio. Le 43 iscritte si incontrano una volta al mese per meditazioni e ascolto della Parola. Ogni anno, poi, è previsto un periodo di Esercizi spirituali. Anche a Piacenza la realtà delle vedove è attuale con 10 consacrate e una in formazione: “Ci auguriamo che durante il Sinodo sulla famiglia sia trattato il tema della vedovanza – afferma la referente Piera Corona Ponticelli -, perché la nostra è una realtà che spesso viene dimenticata”. Ad Asti, infine, le vedove sono organizzate in un Movimento diocesano che conta 3 consacrate e 4 in formazione.
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