Da Zenit
Chi non perdona non può vivere riconciliato con Dio e con il mondo. Lo ha ricordato l’arcivescovo José Rodríguez Carballo presiedendo domenica 2 agosto, nella basilica di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola, la celebrazione eucaristica per la festa del “perdono di Assisi”, la speciale indulgenza che san Francesco ottenne da Papa Onorio III nel 1216.
Nella sua omelia – riportata in stralci da L’Osservatore Romano – il segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica si è rivolto ai numerosi fedeli presenti insieme con vescovi, religiosi e religiose. “Tornando a casa, in famiglia, nel lavoro, con gli amici — ha esortato loro — diventiamo apostoli del perdono per tutti, rammentando che anche noi siamo stati perdonati e che per noi cristiani il perdono è un imperativo dal quale non possiamo prescindere”.
Il presule, già ministro generale dei Frati minori, ha poi sottolineato che l’indulgenza della Porziuncola “parte da un incontro personale, intimo, profondo con il Dio paziente e misericordioso”, il cui amore “è come quello di un padre o di una madre che si commuovono nel profondo delle viscere per il proprio figlio”. Dio infatti – ha aggiunto – ci ama proprio perché siamo peccatori: questa è la bellezza della rivelazione del nostro Dio nella persona del Figlio”.
Secondo mons. Carballo, inoltre, per sperimentare la misericordia del Padre – che è “un sentimento profondo, fatto di tenerezza e compassione, di indulgenza e di perdono” – l’uomo deve fare propri due atteggiamenti: riconoscere le colpe personali e perdonare gli altri.
Quanto al primo, il presule ha sottolineato che “una delle strategie più pericolose del diavolo è proprio quella di indurci nella tentazione di negare il peccato e di farci credere di non avere bisogno di essere perdonati”. Oggi, ha proseguito, “molti uomini e donne, mossi da un forte desiderio di essere uguali a Dio, negano ogni evidenza di peccato personale, sociale e strutturale”. Invece “il peccato esiste” e si rinnova “ogni volta che, lasciando da parte il progetto di Dio, mettiamo in atto un progetto di vita che nulla ha a che vedere col suo sogno su di noi, sul prossimo e sulla stessa creazione”.
Riguardo al secondo, il segretario della Congregazione ha ricordato che “se non perdoniamo, non possiamo dirci figli di Dio. Se infatti Dio è compassione, come non essere anche noi perdono e compassione verso chi ci offende?”. Quindi l’invito a essere misericordiosi con tutti e in ogni circostanza, consapevoli che “il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore”.
Oggi – ha concluso Carballo – “facciamo esperienza del perdono che Dio ci dona nella persona del suo Figlio per intercessione del poverello di Assisi e soprattutto della sua e nostra madre Maria. Chi non perdona non può gustare, non può celebrare la festa del perdono, non può partecipare al banchetto che il Padre ha preparato per tutti noi suoi figli”.