Rav Benedetto Carucci Viterbi, preside delle scuole ebraiche di Roma, tratta questo tema nel suo consueto contributo domenicale. Una riflessione che parte dal comandamento “Non uccidere”. “Non uccidere – dice il rav – senza ma senza selezione falsamente giustificativa delle vittime”. E Rav Pierpaolo Pinhas Punturello, rappresentante per l’Italia dell’organizzazione Shavei Israel, incalza: “Il gesto di un haredì che ha accoltellato alcuni manifestanti al Gay Pride di Gerusalemme e il brutale incendio di una casa vicino Ramallah con la conseguente morte di un bambino di 18 mesi schiacciano senza possibilità di respiro gli orizzonti della mia identità ebraica”. Rav Adolfo Locci, rabbino capo di Padova, cita il passo dal Deuteronomio che recita “E amerai l’Eterno tuo Dio”. E spiega: “I maestri del Midrash insegnano che questo verso si riferisce all’amore verso Dio che si deve far nascere nelle altre persone, come fece Abramo nostro padre. Non è però sufficiente, per adempiere a questa mitzvà, il nostro personale amore, bisogna considerare soprattutto quello che riusciamo a far scaturire negli altri attraverso il nostro insegnamento e il nostro esempio”. E quindi, conclude il rav, “guai a coloro che sono vergogna per la Torah e il popolo di Israele”.