Erano gli anni 90, conobbi Pietro Pompei perché fu il parroco ad esortarci a scrivere per “L’Ancora”.
In quei tempi era vescovo Mons. Chiaretti, che teneva tanto ad ampliare il giornale e le penne che vi scrivevano e anzi ne coniò il nome sostituendo quello de “La vedetta”….con “L’Ancora”, che simboleggiava la Speranza e il direttore responsabile era Don Armando Alessandrini, personalità volitiva e determinata, all’apparenza semplice e dimessa, ma dotato di una grinta e di un amore al giornale incommensurabile e a volte..sorprendente. Pietro ed Enzo Troilo erano le due “punte” de L’Ancora, scrivevano tanto e di fatto, costituivano la redazione, dove collaborava anche Don Domenico Vitelli, grande appassionato di cultura.
Non nascondo che non fu facile inserirsi… e poi di fatto, collocarsi all’interno della redazione stessa.
Di Pietro mi colpì la capacità di dire le cose come stanno, anche se a volte un po’ in modo crudo e brusco.
Non aveva paura di parlare contro gli amministratori cittadini di San Benedetto del Tronto, di dire la sua, interpretando il pensiero della Diocesi e soprattutto la dottrina sociale della Chiesa, che conosceva profondamente. Dopo anche alcuni incontri ma anche scontri, forse a causa di fraintendimenti – credo che sotto sotto imparò ad apprezzarmi, anche se la mia provenienza era laica, infatti venivo dall’esperienza del Corriere Adriatico, con cui ero diventata giornalista, dove tra l’altro, ero a volte bersagliata, proprio per il fatto che avevo iniziato a “….scrivere per i preti”… Così a volte mi sentivo esclusa da una parte e anche dall’altra e non nascondo, tante volte, la voglia di mollare tutto… Pietro era inseritissimo nel tessuto diocesano, era veramente il “braccio destro” di Chiaretti, una figura insostituibile.
La sua funzione permase anche quando sopraggiunse mons. Gervasio Gestori che fu il successore di Chiaretti, passato come arcivescovo in Umbria, a Perugia. Era la fine di un’era e l’inizio di una nuova, era il 2000, Don Armando Alessandrini saliva al Cielo e la “patata bollente” de L’Ancora ( che, ricordiamolo, all’epoca era solo cartacea ), passò a Don Andrea Marozzi, personalità più chiusa e riservata, diffidente, silenzioso, meditativo, ma dotato di uguale amore per il giornale di Don Armando e di intelligenza e cultura acutissime e rare. Pietro ed Enzo, continuarono ad essere le colonne de L’Ancora e noi anche a collaborarvi, non senza difficoltà, alle volte all’ accoglienza apparente non corrispondeva l’accettazione degli articoli presentati, spesso bisognava rifarli ex novo o non venivano pubblicati per mancanza di spazio e alle volte, molti che iniziarono a collaborare, si persero per strada e non si sono rivisti più. Forse questa rigidità e dura selezione era il modo di Pietro di testare se il “metallo” era oro o stagno, ma lo capii solo molto tempo dopo….
Ero incoraggiata in tutto questo, dal mio parroco, Mons. Giovanni Flammini, che ha avuto sempre stima e parole di incoraggiamento. Apprezzai, conoscendo meglio Pietro, la profonda cultura, anche quando organizzava i convegni per la cura delle relazioni sociali diocesane, di cui si occupava. Sapeva gestire e organizzare e in fin dei conti, penso, che, se anche non lo avesse sempre dimostrato a parole, però mi stimasse molto.
Quando anche Don Marozzi salì al Cielo e poi anche Enzo Troilo come un fulmine a ciel sereno, fu Pietro ad assumere il comando del giornale, diventando di fatto la colonna unica dello stesso. Di tutte queste figure che si sono alternate ne L’Ancora c’è stato, ad ogni buon conto, un comun denominatore: l ’amore spassionato e direi quasi viscerale per il giornale stesso, espressione dell’informazione in uscita della Diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto, ma non solo.
Espressione dell’anima colta di San Benedetto, spesso relegata ai margini e troppo flebile per essere udita alla lunga distanza.
Ultimamente, con l’integrazione online de L’Ancora, grazie al caporedattore Simone Incicco, si è assistito a qualcosa di bello, ossia alla fusione tra il vecchio e il nuovo, ma non ad uno scontro, che pur all’inizio, come tante volte ha sottolineato lo stesso Pietro, c’è pur stato…
A poco a poco gli angoli si sono smussati e tutto si è fuso insieme.
Da una parte, noi collaboratori e redattori dell’online, ci sentiamo tutelati e protetti dal direttore responsabile Pietro Pompei, che ci rassicura e protegge le spalle, dall’altra ci sentiamo proiettati al futuro grazie all’energia vulcanica di Simone.
Il nuovo Vescovo Carlo Bresciani, sulla scia di Chiaretti e Gestori, tiene tantissimo sia a L’Ancora cartacea, che alla sua versione online, ora c’è Fernando Palestini che ci segue e incoraggia e di fatto, si è creato un tutto unico, un corpo unico fornito e completo di varie membra. Alla fine, dopo tanta diversità, abbiamo guardato tutti a Pietro, per imparare come porsi nei confronti della società civile, a scrutare la città e i suoi “sbagli” o effetti positivi sui cittadini, senza paura di esporsi o di esprimersi, a volte anche con la salacità e l’ironia di un Pasquino di storica memoria, ma mantenendoci sempre liberi, senza timore di dire la Verità, a nessun livello. Tutto ciò, ribadiamolo, muovendoci nel campo del volontariato, di cui si nutre L’Ancora.
Allora grazie, Direttore responsabile prof. Pietro Pompei, per le tue 80 primavere che ti auguriamo di centuplicare nella tua vita con gioia e sorriso. Grazie per i rimproveri che ci hai fatto, grazie per le cose che ci hai insegnato, grazie per i tuoi sorrisi e apprezzamenti, a volte anche con i tuoi silenzi hai detto molto e ci hai dimostrato che quando si è dalla parte della Verità, non bisogna temere nulla e nessuno, alcun potere e dire le cose in faccia, così come stanno, pur sempre con garbo. Con questo spirito, che è il tuo spirito, noi redattori e collaboratori vecchi e nuovi sia del cartaceo, che dell’online de L’Ancora, ti formuliamo i nostri più sinceri e affettuosi auguri di Buon compleanno! ……Grazie, grazie Pietro!