Suor Maria Gloria Riva, Superiora delle monache dell’adorazione eucaristica di San Marino è originaria di Monza. Dopo gli studi artistici ha lavorato presso una casa editrice e ha anche recitato con compagnia teatrale di Milano. Dal 1984 è consacrata e segue la spiritualità di madre Maria Maddalena dell’Incarnazione.
L’intervento di Suor Maria Gloria è iniziato con una meditazione su Gv 6,16-21, l’episodio nel quale Gesù cammina sulle acque. La religiosa ha poi illustrato come questo brano sia stato rappresentato in modo assai diverso nel corso dei secoli.
Mentre nella parrocchia protestante di Saint Pierre le Jeune di Strasburgo la nave di Pietro è salda, nonostante le potenze demoniache e i flutti vogliano rovesciarla, al contrario, il pittore Pietro Annigoni (1947) rappresenta la navicella in modo instabile, quasi sul punto di essere sopraffatta dalla tempesta.
Diversa è anche la rappresentazione del Cristo: se nel primo caso egli si erge ieratico e maestoso sulle acque, nel secondo egli appare, sì pieno di luce, ma sullo sfondo e la sua luce si rifrange sulle acque, diventando un tutt’uno con esse.
Tutto ciò, ha spiegato magistralmente Suor Maria Gloria, è frutto di diverse sensibilità. Mentre nel passato l’uomo, pur attraversato da mille difficoltà, vedeva in Cristo e nella sua Chiesa dei mezzi di sicura salvezza, l’uomo contemporaneo non nutre più questa certezza, finendo per sentirsi spaesato e smarrito nel mezzo delle avversità della vita. Addirittura arriva a temere, non solo la tempesta, ma anche Colui che è in grado di sedarla.
La riflessione di suor Maria Gloria è poi proseguita mettendo a confronto L’Urlo di Munch (1893) con l’Ecce Homo (1939) di Georges Rouault. Per la religiosa, L’urlo può essere assunto come icona dell’uomo postmoderno, solo e in preda alla disperazione nel mezzo di un paesaggio fluido, dalle tinte forti e confuse. Sono gli stessi colori utilizzati dal pittore francese Georges Rouault che però rappresenta il volto sereno di Cristo, ispirato a quello della Sindone.
Suor Maria Gloria ha poi concluso la sua meditazione mostrando al pubblico il Cristo alla porta di Antonio Martinotti, nel quale il figlio di Dio viene rappresentato come colui che con discrezione chiede di entrare nella nostra vita per poterle dare compimento e significato. Davanti ad un Dio così rispettoso, non si può avere paura, ma si deve accoglierlo per farsi abbracciare dal suo amore.