Se non sei “social”, semplicemente non sei. Per questo ogni giorno siamo inondati di informazioni, immagini, colori e suoni ovunque siamo e a prescindere con chi siamo. Perché nel mondo “virtual” la presenza dell’altro in carne e ossa non fa la differenza.
Ma, c’è un ma. E prende la forma di una bottiglia. È rimasta in balia delle onde per 109 anni fino a quando una coppia di anziani in vacanza l’ha trovata sulla spiaggia di Amrum Island, una delle Isole Frisone sulla costa tedesca del Mare del Nord. Era della Marine Biological Association di Plymouth che, tra il 1904 e il 1905, aveva gettato in mare un migliaio di bottiglie – tra Regno Unito, Germania, Olanda, Danimarca e Norvegia – per studiare il flusso delle correnti e i movimenti dei pesci. 100 anni fa la ricerca scientifica si faceva così.
Stringere tra le mani una bottiglia con una cartolina dentro significa vedere il tempo che si arrotola all’indietro e assistere al mistero di un viaggio sotto i mari. Non c’è Instagram, Facebook o Twitter che regga a una emozione simile. La domanda che resta per ora sospesa è che tipo di messaggi stiamo inviando noi oggi ai nostri pronipoti tra 100 anni, continuando incessantemente a cinguettare, chattare, linkare, postare e cliccare.