DIOCESI – Don Marco Ghiazza, sacerdote della Chiesa diocesana di Torino, 35 anni, è parroco e assistente diocesano dell’Azione Cattolica dei Ragazzi. Da maggio 2015 Assistente centrale dell’ACR nazionale. Intervenuto alla Giornata Unitaria di Azione Cattolica della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto , lo abbiamo intervistato.
MS: Don Marco, innanzitutto benvenuto nella nostra diocesi, ci ha fatto molto piacere la sua presenza, alla giornata unitaria di Azione Cattolica Diocesana. Dal 21 Maggio è assistente centrale dell’Azione Cattolica Ragazzi, quali sono le sue impressioni, ma soprattutto come ha accolto questo nuovo incarico?
Ho accolto questo incarico con un po’ di stupore, perché la responsabilità è tanto bella quanto grande, ho avuto modo di conoscere l’ ACR negli anni scorsi perché ero già assistente diocesano a Torino. Così ho imparato ad apprezzare alcune caratteristiche: la sensatezza e il valore. Spero che l’esperienza maturata fino ad ora possa essere utile anche al servizio nazionale che in questi anni proverò a svolgere.
MS: Dunque svolgerà questo servizio nei prossimi 3 anni, cosa si aspetta, ha in mente qualche progetto, qualche iniziativa specifica?
Una delle cose belle che ho imparato grazie all’Azione Cattolica è la condivisione dei progetti. Bello e anche , per certi versi, liberante perché il cammino che farò nei prossimi anni non sarà mai un cammino isolato e autonomo. Alcune scelte sono state prese durante l’Assemblea Nazionale, altre le riceviamo dalla Chiesa italiana e dai vari vescovi, come nello specifico dall’Azione Cattolica e allora penso che il mio compito sia semplicemente quello di capire come tradurre le scelte dell’associazione e le scelte della Chiesa a misura di ragazzo com’è propria dell’ACR.
MV: Riprendendo la domanda sui progetti, quindi anche la visione unitaria dell’associazione, qual è il cammino dell’Azione Cattolica, rispondendo al Papa che chiama ad uscire fuori, i ragazzi con gli adulti e con i giovani, come si può vivere questo uscire insieme?
E’ una bella domanda, è una domanda urgente perché l’Evangelii Gaudium chiede proprio questo, ripensare a tutta la pastorale in chiave missionaria ed è una sfida enorme. In qualche modo ci chiede di mettere in discussione quasi tutto, di rivoltare tutto come un calzino. Penso che l’esperienza dell’ACR ci abbia insegnato fino a qui e ci potrà dire ancora che anche i ragazzi possono essere attori di questo cambiamento e allora il cammino che cerchiamo di fare sicuramente in questo triennio è di prendere ancora un po’ più di coscienza dello spazio dei ragazzi, del loro protagonismo. Stiamo cercando anche di creare delle occasioni perché questo protagonismo possa emergere e la voce dei ragazzi possa raggiungere i luoghi ecclesiali e civili utili a questo rinnovamento.