Del dialogo tra credenti e non credenti abbiamo la bella esperienza nel nome di quel Cortile dei gentili che un paio di millenni fa, nell’antico tempio di Gerusalemme, consentiva a tutti, e non solo agli israeliti, di accedere con libertà in quello spazio, indipendentemente dalla cultura, dalla lingua o dall’orientamento religioso. Di quest’esperienza, promossa dal Pontificio Consiglio della cultura, ha goduto in passato anche la città di Firenze, che si appresta ora, con lo stesso spirito, a ospitare il Convegno ecclesiale nazionale. In questa direzione vanno anche gli incontri culturali sui grandi temi sociali, economici e internazionali promossi dall’amministrazione comunale fiorentina, inaugurati nei giorni scorsi con la presenza, tra gli altri, di Ernesto Galli Della Loggia, che condivide l’idea che l’uomo costituisca in sé un valore e che questo sia il cuore dell’umanesimo che è nato a Firenze mettendo insieme il retaggio classico, greco-romano, con il cristianesimo. L’umanesimo ha posto per la prima volta il valore della persona umana come valore universale. Ma ora, per dirla con l’interlocutore di Galli Della Loggia, monsignor Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara e vice presidente della Cei, c’è bisogno di un nuovo umanesimo perché l’umanesimo storico è stato contaminato nelle epoche successive con una concezione autonomista dell’uomo che è diventata semplice umanitarismo, oppure ha prodotto gli orrori del Novecento.
Così la città si prepara all’appuntamento della Chiesa italiana e alla visita di Papa Francesco non solo sotto il profilo organizzativo e logistico, ma anche attraverso la riscoperta di una spiritualità che dialoga con il mondo. Occorre dar vita, come ebbe a dire Giovanni Paolo II in visita a Firenze, a un nuovo umanesimo nel quale le acquisizioni valide dei tempi moderni si integrino con i valori perenni della concezione cristiana dell’uomo.
La scelta di Firenze non è casuale. Lo abbiamo detto più volte. Il “Convegno” approda in uno spazio di incontro e di confronto, dentro una città, una storia e una tradizione, in cui personalità credenti e non credenti di alto profilo culturale hanno percorso insieme una strada di reciproco rispetto e di ricerca comune. Il tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” non poteva non coinvolgere la città dove di questa idea dell’essere umano ancora si vedono le realizzazioni, le opere d’arte e non solo, che stanno lì a dimostrare come questa stessa idea non si sia sviluppata contro, ma grazie al cristianesimo, in una sintesi di valori umani e cristiani che lasciò il mondo stupefatto. Oggi, invece, predomina l’idea che la valorizzazione dell’umano possa avvenire solo smarcandosi da ogni prospettiva religiosa. L’imbarbarimento dell’umano sembra togliere spazio allo stesso annuncio cristiano. Bisogna dunque riprendere la questione. Dialogando con tutti coloro che lo vorranno, rilanciando la prospettiva di un nuovo umanesimo per l’Italia di oggi e mostrando come, concretamente, l’ispirazione cristiana possa essere il fondamento di questo rilancio. I cattolici, in questa fase così confusa, possono davvero dire la loro, diventare punto di riferimento a patto che siano coerenti con il Vangelo e con la dottrina sociale della Chiesa. Fede e ragione possono dunque dialogare e il terreno d’incontro più favorevole può essere proprio quello della bellezza, intesa come una spinta, una forza, anche una forza politica: la bellezza della libertà, dell’uguaglianza, della solidarietà. E ora come non mai la bellezza dell’accoglienza.