Foto Alberto Cicchini
DIOCESI – Sabato 19 settembre alle ore 21.00 presso la Cattedrale della Madonna della Marina si è tenuta la solenne celebrazione, presieduta dal Vescovo Carlo Bresciani, per l’apertura del nuovo anno pastorale 2015/2016 della nostra diocesi di San Benedetto del Tronto- Ripatransone – Montalto.
Durante la funzione religiosa è stato ordinato diacono Luciano Caporossi, originario della comunità di San Basso di Cupra Marittima.
Durante l’omelia il Vescovo Carlo Bresciani ha affermato: “Siamo all’inizio di un nuovo anno pastorale: la bontà del Signore ci concede ancora un tempo di grazia, come tale noi lo pensiamo e lo vogliamo vivere. Vogliamo iniziarlo e viverlo insieme come segno di una Chiesa diocesana che cammina unita, con unità non solo di intenti, ma anche di azione pastorale. Vogliamo essere una Chiesa pronta e disponibile alla volontà di Dio e alle indicazioni del santo Padre, papa Francesco, certi che la strada che lui indica è sicura.
La nostra Chiesa diocesana inizia con una ordinazione diaconale. Non è un caso, ma una scelta che nello stesso tempo vuole essere significativa e simbolica.
Significativa, perché attraverso il sacramento dell’ordine si realizza un modo particolare della presenza del ministero nella Chiesa. Il ministero ordinato è essenziale e senza di esso non abbiamo la Chiesa. Collocando questa ordinazione all’inizio dell’anno pastorale vogliamo anche richiamare l’indispensabile attenzione alla vocazione di speciale consacrazione che in tutte le sue componenti una Chiesa deve avere. Sabato scorso abbiamo avuto la professione perpetua di Sr. Massimiliana, clarissa del nostro monastero di Santa Speranza. Questa sera abbiamo l’ordinazione diaconale di Luciano: due doni del Signore alla nostra Chiesa diocesana. Lodiamo e ringraziamo il Signore: mi pare un buon segno per l’anno pastorale che andiamo ad iniziare che richiama l’intrinseca dimensione vocazionale della vita cristiana.
Scelta simbolica, perché il ministero del diaconato è una traduzione in un ministero concreto di quanto Gesù ha detto ai suoi apostoli e a noi nel brano del Vangelo che è stato proclamato: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo e il servitore di tutti”. Lo dice agli apostoli che discutevano su chi tra loro fosse il più grande e lo facevano mentre Gesù anticipava loro che sarebbe stato ucciso ingiustamente. Gesù parla di un argomento serissimo che lo riguarda, la sua morte come passaggio indispensabile della sua vita donata per amore, e gli apostoli non capiscono (o forse non vogliono capire?) e litigano su chi è il più grande.
Ma quello che Gesù dice agli apostoli: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo e il servitore di tutti”, lo dice a ciascuno di noi, lo dice in modo particolare a coloro che sono ordinati per il ministero nella Chiesa. Iniziamo un anno pastorale sotto il segno del servizio e non può essere diversamente, perché il servizio alla Chiesa riguarda ciascuno di noi. Ma Gesù che parla della sua morte agli apostoli non ci illude: ci dice che il servizio costa, non sempre è capito e applaudito neppure da quelli che abbiamo vicino, i quali, qualche volta, litigano per i primi posti o per mettersi in vista. Carissimi, non è l’applausometro il criterio del nostro servizio a Dio e alla nostra Chiesa.
Caro Luciano, quello che il Signore ha detto agli apostoli, lo dice a te questa sera mentre la Chiesa ti accoglie nell’ordine del diaconato. Con esso non sei costituito primo nei confronti di nessuno, ma, in obbedienza al vescovo, servitore di tutti. O, se vuoi, il primo nel servire tutti, ma senza rivendicare mai questa primarietà, bensì esercitandola nell’umiltà. L’onore del cristiano sta nel servire, come Gesù che, da ricco che era, si è fatto servo di tutti, abbassandosi fino a noi.
Vestirai le belle vesti liturgiche del diacono che copriranno i vestiti normali e di fatica di ogni giorno, ma ricordati che esse saranno sontuose agli occhi di Dio solo se odoreranno del servizio umile e anche faticoso ai bisogni della Chiesa.
A nome della Chiesa annuncerai il Vangelo: non sarà il tuo Vangelo, ma quello di Gesù. Per questo dovrai conoscerlo, studiarlo, amarlo e meditarlo ogni giorno. Ma dovrai annunciarlo con lo stesso amore per le persone che ha animato la predicazione di Gesù, senza rifiutarlo agli ultimi, cioè neppure ai pubblicani e alle prostitute e neppure a quelli che ti metteranno alla prova, come gli empi di cui ci ha detto la prima lettura (Sap. 2,12.17-20). Non mancherà chi ti mette alla prova, magari con parole di adulazione, più che con parole di critica.
Ti metterai con l’ordinazione a disposizione della Chiesa e del vescovo, cui prometterai obbedienza, e questo perché il tuo servizio sia ecclesiale e non personale, per donare il servizio di cui c’è bisogno e non quello che, forse, potrebbe essere per te umanamente più gratificante e metterti maggiormente in vista. Gesù nel Vangelo di oggi parla di accogliere i bambini come modo di accogliere Lui. Questo perché i bambini non erano molto considerati a quel tempo, erano considerati poco meritevoli di attenzione.
Costruirai relazioni umane molto significative, ma ricordati che queste non ti dovranno mai legare o renderti tiepido nella pronta disponibilità a servire là dove la Chiesa ti chiamerà.
Carissimi fedeli, quello che ho detto per Luciano, in misura analoga vale per tutti noi che siamo qui questa sera per iniziare insieme un nuovo anno pastorale. Vale anche per me che il Signore ha costituito pastore di questa Chiesa.
Vogliamo tutti metterci a servizio del corpo di Cristo che è la Chiesa, senza pretendere nulla se non desiderare di condividere la passione di Cristo per l’umanità, accettando, se necessario, anche le croci di cui ci hanno detto con estrema chiarezza le prime due letture: meditiamole profondamente senza però finire in inutili vittimismi. Non cerchiamo i primi posti nella Chiesa, né vogliamo porci come migliori degli altri, perché non lo siamo. Siamo solo animati, per amore di Cristo e della Chiesa, dalla volontà di essere pietre vive del suo corpo “senza gelosia o spirito di contesa”, che sono la fonte di “disordine e di ogni sorta di cattive azioni” come ci ha detto san Giacomo nella seconda lettura (3,16).
L’anno pastorale ci vedrà impegnati in molti servizi, da quelli liturgici a quelli caritativi, da quelli più visibili attinenti al ministero ordinato a quelli meno visibili e più umili, ma non meno importanti: tutti necessari e tutti di grande valore davanti a Dio che giudica non in base alla visibilità, ma in base all’amore che sappiamo metterci. Non cerchiamo la visibilità di appartenenze altre rispetto a quella alla Chiesa, lasciandoci sempre guidare da quella sapienza “che viene dall’alto” e che “anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera” (Gc 3, 17).
Come agli apostoli, anche a noi Gesù chiede “di che cosa stavate discutendo per la strada?”. Noi vorremmo poter rispondergli in sincerità che stavamo discutendo di come meglio essere servitori di tutti, come meglio accogliere Lui negli ultimi: dal bambino che deve ancora nascere all’anziano che non riesce più ad essere autosufficiente, dal ‘barbone’ (sia detto con molto rispetto) che non trova dove dormire, all’immigrato in cerca di un posto dove avere un futuro per sé e per la propria famiglia.
Vorremmo poter rispondergli che stavamo discutendo su come far conoscere Lui a tutte le persone, anche alle più lontane, continuando la sua opera in questo mondo stupendo, ma ricco di tanti contrasti e tensioni, che geme nelle doglie del parto per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio (cfr. Rom 8, 21-22).
Questa è la meta del nostro anno pastorale, che non è altro che la meta della nostra vita cristiana”.
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Sono un ex collega di lavoro di Luciano (carifermo), l'aver visto la notizia della sua ordinazione diaconale mi ha fatto molto piacere, l'ho trovata quasi come un naturale percorso di maturazione nella fede di una persona competente, seria, piena di umanità nela lavoro e nella vita. La Chiesa locale godrà sicuramente frutti positivi del servizio che svolgerà. Auguri Luciano! Mauro Tomassetti.