Proseguire sulla strada del Reis, il Reddito d’inclusione sociale, per combattere le disuguaglianze sconfiggendo la povertà estrema. Questa la prima priorità “sociale” per Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli, che sabato 19 settembre ad Arezzo ha concluso il 48° Incontro nazionale di studi. “Giustizia e pace si baceranno” è lo slogan, tratto dal Salmo 85 della Bibbia, che ha fatto da filo conduttore a tre giorni di riflessione associativa su come “ridurre le disuguaglianze per animare la democrazia”. Sullo sfondo, l’Italia ma pure la situazione internazionale, con centinaia di migliaia di persone in fuga dalle guerre. Bottalico lancia un appello all’accoglienza ma pure per “politiche strutturate e condivise”, perché “non possiamo lavorare sempre e soltanto in emergenza”.
Presidente Bottalico, partiamo dalla disoccupazione, definita all’Incontro delle Acli “indicatore di mancato sviluppo umano” e, con riferimento a quella giovanile, “futuro negato”. Il “jobs act” è ormai realtà, ma i dati sull’occupazione sono altalenanti. Come lo spiega?
“Dal nostro osservatorio vediamo come la disoccupazione, specialmente quella giovanile, sia a livelli preoccupanti. Per combattere questa piaga occorrono oggi diverse politiche. Il ‘jobs act’ è indubbiamente una delle risposte, ma non può essere l’unica perché il tema vero è creare più lavoro. Il ‘jobs act’, invece, regolarizza quello che già c’è, ed è positivo, ma non costituisce una risposta alla domanda di nuova occupazione”.
Cos’altro serve?
“Bisogna mettere in campo politiche di sviluppo, un piano industriale per il Paese che riporti sul territorio la produzione, specialmente quella oggi delocalizzata. E poi intervenire sul sistema creditizio, sulle infrastrutture, per il ristabilimento della legalità al Sud. Abbiamo dinanzi a noi una grande occasione per creare politiche in grado di portare ricchezza e sviluppo. Lo Stato deve farsene promotore, con investimenti pubblici e privati”.
Qual è la prima disuguaglianza da combattere in Italia?
“Oggi è venuto meno l’ascensore sociale, non tutti hanno le stesse opportunità: chi è figlio di un dirigente più facilmente trova un’occupazione di qualità rispetto al figlio di un operaio… È una forte disparità che impoverisce il Paese. L’ambito della formazione e della scuola è quindi prioritario per realizzare politiche di contrasto alla disuguaglianza”.
Le Acli sono da tempo impegnate nella lotta alla povertà, attraverso la proposta del Reis e l’adesione all’Alleanza contro la povertà…
“È positivo che il governo abbia aperto un tavolo e convocato le parti sociali, ma bisogna superare la fase del dibattito. Nell’Alleanza contro la povertà abbiamo unito oltre 30 sigle sindacali e associative perché si avviino politiche, chiedendo al governo di porre questo tema in cima all’agenda politica ed elaborando una proposta di legge”.
In che cosa consiste la vostra campagna contro la povertà?
“Servono risorse non solo in termini di contributi economici per chi è in difficoltà, ma soprattutto per lo sviluppo d’infrastrutture necessarie a combattere la povertà. L’indigente dev’essere accompagnato e aiutato da servizi di carattere sociale, sanitario, scolastico, come pure nella ricerca del lavoro. Il Reis affronta in una cornice generale il tema della povertà, facendosi carico delle persone e accompagnandole nei diversi bisogni”.
Di quante risorse c’è bisogno?
“Per partire sono necessari 1,2 miliardi di euro, mentre lo stanziamento complessivo da prevedere è di circa 9 miliardi in 4 anni. Questa cifra, però, è un investimento: serve per cambiare e far crescere il Paese. Non dimentichiamo che la lotta alla povertà, da sola, significa la crescita del 2% del Pil”.
Quando il Reis potrà diventare realtà?
“Credo che in questo momento ci siano buone possibilità per reperire i fondi necessari già nella prossima finanziaria, attingendo alle risorse che si vanno accumulando con la spending review. Ma, se abbiamo a disposizione dei soldi, alcune scelte vanno fatte. E penso che, rispetto a questa urgenza, l’abolizione della tassa sulla prima casa possa essere parzialmente rimandata…”.
Una siffatta proposta non rischia di essere impopolare?
“L’abolizione della Tasi sull’abitazione principale è indubbiamente più popolare. Va realizzata con il criterio della progressività, iniziando da chi ne ha più bisogno. Ma, soprattutto, si deve guardare alle priorità, e in cima non può che esserci la lotta alla povertà assoluta. Al cittadino medio alcune centinaia di euro non cambiano la vita. Invece, se questi soldi andassero a chi sta sotto alla fascia di povertà, allora sì che i consumi aumenterebbero e la sua vita ne guadagnerebbe in dignità”.
Tra i “poveri”, oggi vi sono anche i tanti stranieri in fuga da guerra e miseria che bussano alle nostre porte. Una realtà – è stato ribadito – di fronte alla quale non possiamo restare indifferenti…
“Le Acli hanno aderito all’appello di papa Francesco per l’accoglienza dei profughi. È un dovere l’accoglienza di quelle persone che, dopo aver compiuto tragitti carichi di insidie, arrivano nei nostri Paesi alla ricerca di un rifugio e di una speranza. Perciò, nei giorni scorsi, abbiamo scritto a ogni circolo Acli e a ogni articolazione del nostro sistema affinché mettano a disposizione delle parrocchie e delle diocesi competenze e capacità”.
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