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A tu per tu con il nuovo diacono Luciano Caporossi “da ragazzo sono vissuto all’ombra del campanile”

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DIOCESI – Sabato 19 Settembre presso la Chiesa Cattedrale Madonna della Marina è stato ordinato diacono dal Vescovo Carlo Bresciani Luciano Caporossi, conosciamolo meglio.

Luciano, come è nato il tuo rapporto con la Chiesa?
E’ stato un avvicinamento graduale da ragazzo sono vissuto all’ombra del campanile.
Fino all’università frequentavo e collaboravo in attività dell’oratorio come campi scuola con don Gerardo.
E’ stato don Gerardo con don Luciano ad animare i miei primi anni da ragazzo, creando entusiasmi intorno alla parrocchia per vivere vita in comunione con altri.
In paese non avevamo le sale giochi, il punto di ritrovo era la sala parrocchiali dove c erano i giochi e i campi per giocare. Don Gerardo giocava con noi.
Con l università si è affievolito il rapporto con la chiesa perché vivi fuori dalla comunità e si allentano i legami.

Come è rimasto il rapporto con la Chiesa negli anni che sei stato più distante?
Il rapporto con la Chiesa è rimasto attraverso mia moglie. Mi sono sposato nel 74.
Con mia moglie ci conosciamo da sempre, fin da bambini.
Il fidanzamento con lei è iniziato a 21 anni, quando facevo il secondo anno di università.
Lei va a messa e tu che fai? Vai con lei. La svolta decisiva c’è stata con la prima comunione dei figli.
Don Gerardo mi ha chiese di frequentare il corso di cristianità e io non sapevo cosa fosse. Dopo diversi inviti, con la scusa della comunione dei figli, ho accettato. Sono contento di averlo fatto perché mi ha permesso di riflettere più sulla mia vita. Ricominciando a frequentare nell’ 86 sono iniziati i primi incarichi in parrocchia.
Feci anche un viaggio a Medjugorje, c’era clima di sospetto e controllo da parte dei pellegrini, eravamo ancora all’epoca di Tito.

La tua presenza in parrocchia come è cambiata negli anni?
Don Gerardo in quegli anni mi ha coinvolto sempre di più con il ministero delle letture straordinarie, poi consigli parrocchiali e infine affari economici.
Nel 2004 venne don Luigino, ci fu un consiglio pastorale e mi chiese di fare il diacono. Io ero scettico anche perché ero sposato e avevo paura di sottrarre del tempo alla famiglia.
Tempo dopo, quando tornai a Medjugorje, incontrai un sacerdote che non conoscevo, durante la confessione mi disse che dovevo fare il diacono.
Ne rimasi colpito e iniziai a rifletterci seriamente.
Quando tornai iniziai a frequentare la scuola di formazione teologica presso i Padri Sacramentini.
Nel 2008 il vescovo Gestori accolse la richiesta di frequentare la scuola teologica a Fermo e nel 2009 fu ufficializzata la mia candidatura.
In seguito mi sono iscritto alla scuola di formazione teologica a Fermo e più andavo avanti e più sentivo la “necessità” di svolgere questo servizio.
Sentivo una parte di me che mi diceva di farlo, ero combattuto ma la parte che mi spingeva era più forte.
Oggi quando porto la comunione agli anziani o agli infermi mi rendo conto che non è solo Luciano che va a visitarli ma che porti Cristo con te.

Come hanno accolto la notizia la tua famiglia e i tuoi amici?
I miei amici non si sono meravigliati più di tanto perché ho sempre condotto una vita tranquilla e vicina alla Chiesa.
La mia famiglia l’ha accolta con gioia, mia moglie mi assiste con la preghiera, siamo entrambi adoratori permanenti.
Sentiamo entrambi la necessità di pregare per sostenere il mio cammino vocazionale.

Cosa significa per te essere diacono oggi?
Avere la possibilità di raggiungere persone e luoghi in cui il sacerdote ha difficoltà ad entrare e portare un messaggio cristiano.
Quindi si tratta di battere delle strade nuove e trovare strategie diverse per evangelizzare

Ci racconti un aneddoto vissuto in questi ani
Da anni organizzo con gli ex dipendenti e i dipendenti della banca delle escursioni in bici che possono durare anche diversi giorni.
In questi anni ho sempre proposto nei viaggi delle tappe nei luoghi sacri e prima di partire ho sempre proposto la preghiera comunitaria.
All’inizio non era così scontato, però con negli anni i colleghi hanno iniziato a richiederlo. Per me è stata una grande gioia.

Qualcosa da aggiungere?
Vorrei ringraziare la comunità cuprense per la simpatia e la comprensione. Quando vado in giro ci sono molte persone che mi salutano con simpatia e piacere. Questo mi rende felice ma mi ricorda anche l’importanza del mio servizio.

Redazione: