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FOTO Transito di S. Pio da Pietrelcina, mons. Gestori: Chiediamo il dono della perseveranza

Di Floriana Palestini

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – È nella serata del 22 settembre che tutti i gruppi di preghiera di Padre Pio della diocesi si riuniscono in un luogo, quest’anno la chiesa di San Giuseppe a San Benedetto, per vivere insieme la celebrazione eucaristica e un momento di veglia, in ricordo del transito di padre Pio da Pietrelcina (avvenuto il 23 settembre 1968). La celebrazione è stata vissuta pienamente dai molti fedeli accorsi a invocare il frate santo i quali, una volta terminata la messa, hanno adorato una reliquia del santo.

Durante l’omelia, il vescovo Gestori ha ricordato alcuni tratti del carattere padre Pio, “un uomo, frate, un cappuccino, un uomo umile e di preghiera che sapeva di essere ricercato, venerato e stimato. Pur sapendo questo, dentro si sentiva e rimaneva un povero frate”.

«Questa sera siamo qui per rivivere il passaggio di questo umile frate cappuccino dalla terra al cielo – ha esordito mons. Gestori –. Sono passati 47 anni dalla sua morte, ma il ricordo è ancora vivissimo e la venerazione verso di lui non deve venir meno. Padre Pio non fu molto capito dai confratelli e dai superiori e accettò con semplicità e umiltà le punizioni non meritate, talvolta ingiuste, ma certo umilmente ubbidendo. Un frate umile è un frate ricco di preghiera. Anche quando confessava per ore e ore sgranava il rosario fissando la Vergine Santa e pregandola.

Chi è stato padre Pio? Una persona attenta a servire le sofferenze del corpo: egli volle la costituzione di Casa Sollievo, la volle a tutti i costi per alleviare le tante persone vicine e lontane che avevano bisogno di essere curate, accompagnate nella sofferenza, guarite. Le persone andavano da lui con tante ferite anche dentro, nel cuore, e lui perdonava, incoraggiava, sgridava, tutto per far del bene a queste persone ferite nello spirito, bisognose di amore e di perdono.

Chi è stato padre Pio? Un uomo che si è configurato anche nel corpo al Signore Gesù crocifisso. La mattina del 20 settembre 1918, dopo aver celebrato la S. Messa, si ritira in coro, si assopisce e durante il sonno ha una strana visione, quella di un personaggio misterioso che lo avvicina. Quando riprende i sensi, padre Pio si accorge di avere le piaghe di Gesù: mani, piedi e costato sanguinavano.

Che cosa ci insegna padre Pio? Per prima cosa, egli ci insegna a pregare. Il culto di padre Pio si è sparso in tutto il mondo ed è il ricordo più vero e più bello della sua persona, della sua figura, della sua santità. Pregate, preghiamo. “La preghiera – diceva – deve essere anche insistente”, perché l’insistenza denota la nostra fede. Che sia una preghiera fatta con il cuore, dicendo “Signore ho bisogno di te”, ripetendo le medesime parole del rosario per dire “Maria, ti voglio bene; Signore, ti voglio bene, aiutami, stammi accanto” o una preghiera che sia fatta anche recitando semplici parole. La preghiera deve farci sentire guardati da Dio e deve farci guardare al Signore, anche mandando piccoli messaggi come “Gesù ti amo, Gesù perdonami, Gesù ascoltami, Gesù non lasciarmi solo”. Possiamo pregare in chiesa, a casa, per strada, al mercato, in bici, in auto.

Padre Pio, oltre alla preghiera insistente, ci insegna la confessione. Essa non è un momento di umiliazione, è l’incontro con Gesù che ti conosce, ti vuol bene e ti perdona. Si sta perdendo, questo sacramento, che è il frutto dell’amore misericordioso di Cristo, il quale muore in croce per noi. Iniziando quest’anno l’8 dicembre l’anno santo della Misericordia, secondo il volere di papa Francesco, mi auguro che quest’anno venga “rilanciato” un po’ il sacramento della confessione. Chiedete ai vostri preti di confessarvi. La confessione è un modo per dire “Gesù amami, fammi sentire la tua misericordia verso di me, fammi sentire il tuo amore”.

Che cosa chiedere a padre Pio? Siamo qui in tanti e ciascuno ha la sua grazia da chiedere. Io ne suggerisco una: la perseveranza. Nella sua vita, quante confessioni, quante sofferenze, quante violenze subì padre Pio, ma non si perse d’animo e rimase fedele ai voti, ai superiori, alla chiesa. Questo perché fu perseverante: la perseveranza è una santa testardaggine. La confessione è come se ti dicesse “Non lasciarti andare, non cedere, sii fedele e perseverante nella preghiera e nel bene”.

Redazione: