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San Pio da Pietralcina “Nella misericordia per i fratelli il suo amore per Dio”

Di Francesco Corrado

Non è una festa come le altre quella che i Frati Minori Cappuccini di San Giovanni Rotondo hanno vissuto ieri (23 settembre), memoria liturgica di san Pio da Pietrelcina. Sullo sfondo, infatti, c’è la decisione di Papa Francesco di traslare nella Basilica Vaticana, dall’8 al 14 febbraio 2016, nell’ambito del Giubileo della misericordia, le spoglie di padre Pio. In modo particolare, il 10 febbraio, Mercoledì delle Ceneri, giorno in cui il Papa invierà in tutto il mondo i missionari della misericordia, le spoglie in san Pietro saranno un segno prezioso per tutti i missionari. Al riguardo, abbiamo raccolto una riflessione di fr.Francesco Dileo, rettore del Convento Santuario di San Giovanni Rotondo.

Fr. Dileo, anzitutto come avete accolto la notizia della traslazione delle spoglie?

“Con grande meraviglia e, ad un tempo, con profonda gioia e commozione. La notizia della traslazione manifesta il ‘vivo desiderio’ di Papa Francesco di voler proporre l’esempio luminoso del nostro santo confratello. Certamente, in questa occasione, il Santo Padre aggiungerà il suo autorevole pensiero sul ministero sacerdotale svolto da padre Pio e sulla sua missione di singolare dispensatore della misericordia divina a quelli espressi in passato dai suoi predecessori”.

E questo, a maggior ragione, considerando che padre Pio è una figura discussa e, forse, poco compresa, ma con una grande devozione popolare…

“È vero che la figura di padre Pio fa ancora discutere, nonostante i 104 volumi di testimonianze e scritti, raccolti durante la causa di beatificazione e canonizzazione, abbiano chiarito ogni aspetto della sua vita. Purtroppo sono ancora in circolazione biografie e libri sul Santo viziati da notizie imprecise e, talvolta, completamente false. Io consiglio, a chi vuol conoscere il vero padre Pio, di leggere i volumi del suo epistolario. Nelle sue lettere ai direttori spirituali, infatti, egli rivela tutte le esperienze, anche le più intime, della sua vita, mentre nelle lettere ai figli e alle figlie spirituali si delineano il suo profondo rapporto con la fede e la sua pedagogia spirituale”.

Senza dimenticare la sua forte testimonianza nella prospettiva della misericordia. A tal proposito quale messaggio per il prossimo Giubileo?
“Riscoprire la misericordia: non solo quella che l’uomo deve esercitare nei confronti dell’altro uomo, ma anche quella divina, sempre pronta a inondarci con i suoi benefici, ma verso la quale, soprattutto in quest’epoca, spesso chiudiamo la porta considerandoci autosufficienti e capaci di vivere come se Dio non esistesse. Questo speciale Anno susciterà nella Chiesa un tempo ulteriore e opportuno di conversione e di rinnovamento interiore. Un tempo favorevole, come ha scritto Papa Francesco nella Bolla d’indizione Misericordiae vultus, per accogliere e far fruttificare la parola di Gesù, che ha posto la misericordia come un ideale di vita e come criterio di credibilità per la nostra fede, quando ha detto: ‘Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia’”.

Cosa dice padre Pio ai missionari della misericordia? Quale insegnamento?

“Padre Pio ha vissuto il suo sacerdozio in modo eroico, offrendosi vittima al Signore per la conversione dei peccatori, come è stato riconosciuto dal decreto sulle virtù emanato dalla Congregazione delle Cause dei Santi e approvato il 18 dicembre 1997 da san Giovanni Paolo II. Pertanto tutte le sofferenze (fisiche e spirituali), che ha dovuto sopportare, sono state orientate a tal fine. Ma questo è un privilegio di pochi eletti che, peraltro, sono in grado di sostenere prove così forti perché sorretti dalla grazia divina. C’è, però, un dato di fondo che ha spinto padre Pio ad offrirsi vittima: l’amore verso Dio e verso i suoi ‘fratelli d’esilio’, come li chiamava. E questo amore può – anzi deve – essere la caratteristica fondamentale di ogni confessore che voglia essere realmente dispensatore della misericordia divina”.

Le spoglie traslate in Vaticano: qualcuno può pensare si tratti di una conciliazione con il passato – semmai ce ne fosse bisogno – per le iniziative assunte dalla Santa Sede verso padre Pio…

“Anzitutto bisogna spiegare che le iniziative assunte dal Vaticano nei confronti di padre Pio erano dettate dalla necessaria prudenza nei confronti di ogni forma di religiosità che presenta aspetti controversi. Anche le, pur dolorose, decisioni assunte dal Sant’Uffizio non sono state mai dettate da un pregiudizio negativo nei confronti del nostro santo confratello, ma si basavano su false accuse che erano pervenute alla Congregazione. Infatti, quando ogni aspetto fu chiarito, in entrambe le cosiddette ‘persecuzioni’, a padre Pio fu restituita la piena libertà di ministero. Leggendo bene tutti i documenti della causa di beatificazione e canonizzazione si potrà comprendere che il cappuccino stigmatizzato fu vittima non del Vaticano ma dei suoi detrattori e di quanti avevano trasformato la devozione in lui in fanatismo superstizioso. Comunque, al di là di ciò che è stato, la beatificazione prima e la canonizzazione poi, hanno fatto risplendere dinanzi al mondo la verità su padre Pio e hanno segnato anche a livello mediatico quella ‘conciliazione con il passato’, a cui si riferisce la domanda”.

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