Una famiglia di rifugiati in ogni comunità. È la risposta dei gesuiti dell’Austria all’appello di Papa Francesco: “Possa ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario in tutta Europa accogliere una famiglia di rifugiati”. Quando alle undici di sera il telefono del direttore della comunità Cardinal Koenig è suonato, all’altro capo della cornetta la Caritas locale chiedeva quanti rifugiati potesse ospitare: “Lui ha dato la disponibilità ad accogliere un centinaio di persone in diverse sale della casa”. La testimonianza è di padre Michael Zammit, direttore regionale del Servizio dei gesuiti per i rifugiati (Jrs) in Medio Oriente, che si trovava in visita in Austria nel momento in cui sono arrivati molti rifugiati: “Mi trovavo lì a mezzogiorno mentre stava arrivando un treno proveniente dalla frontiera, pieno di rifugiati. C’erano molte persone comuni giunte alla stazione per accogliere i nuovi arrivati. Ho visto una famiglia austriaca con due figlie che distribuivano cioccolato. Un altro bambino insieme al padre ha portato dal McDonald’s un vassoio pieno di caffè caldi. I gesuiti stanno facendo un lavoro meraviglioso in quella zona. Tutte le comunità stanno accogliendo almeno una famiglia di rifugiati”.
Italia e Servizio per i rifugiati. Per promuovere un impegno comune nel fronteggiare l’attuale crisi dei profughi, il provinciale padre Gianfranco Matarazzo ha invitato i gesuiti di tutta Italia “a prendere seriamente in considerazione la possibilità di accogliere un rifugiato o una famiglia di rifugiati nelle proprie strutture o all’interno della stessa comunità”. La Provincia ha invitato le comunità a collaborare con le autorità civili locali. Sulla scorta di quanto stanno già facendo altre Province europee, padre Matarazzo ha confermato che anche la Provincia d’Italia della Compagnia di Gesù darà maggiore sostegno al Jrs, attivo in Italia con il Centro Astalli, mentre valuterà le modalità per l’apertura di un centro di accoglienza per i richiedenti asilo e per altri rifugiati. Il Servizio dei gesuiti per i rifugiati si occupa già di decine di migliaia di persone in Europa. In Italia, il Jrs aiuta più di 30mila rifugiati ogni anno con la preparazione quotidiana di pasti caldi, l’offerta di un aiuto medico e legale, la fornitura di materiale scolastico per i bambini, l’attivazione di corsi di lingua. A Malta il Servizio aiuta i rifugiati nei centri di detenzione o nelle comunità. In Romania fornisce aiuto legale, ospitalità e corsi di lingua ai rifugiati, tra cui quelli provenienti dalla Siria. In Macedonia, il Jrs garantisce un alloggio sicuro alle famiglie di rifugiati. In Germania offre aiuto legale specializzato. In Portogallo, il Servizio propone corsi di formazione ai rifugiati “stabili” in mansioni quali la cura degli anziani, affinché possano trovare un lavoro e inserirsi nel tessuto sociale. Il Jrs Portogallo, inoltre, fa parte di un movimento che fornisce concretamente aiuto legale e altri tipi di supporto, per rendere più efficace l’accoglienza dei gruppi locali.
Europa. Il presidente della Conferenza dei gesuiti europei, padre John Dardis, ha scritto una lettera in cui suggerisce passi concreti necessari per fronteggiare la situazione: “Incoraggio i superiori maggiori a valutare il miglior modo di intervenire, nei Paesi delle loro Province o Regioni, per una linea di condotta che sia umana, solidale e aperta”. I superiori, prosegue padre Dardis, “possono invitare i gesuiti in formazione a offrire il loro aiuto negli alloggi dei rifugiati come parte del loro lavoro apostolico settimanale”. Le nostre scuole, inoltre, “possono fare dei seminari di sensibilizzazione per insegnanti, genitori, alunni, ed in alcuni casi possono aprire le loro porte per dare accoglienza ad alcuni rifugiati”. Anche le università gesuite sono chiamate a un maggiore coinvolgimento, in particolare quelle che hanno centri per i diritti umani o per l’emigrazione, o esperti di dottrina sociale cristiana: “Dobbiamo utilizzare queste competenze adesso nella nostra analisi dell’attuale situazione. Alcune delle nostre risorse possono unirsi, magari sotto il coordinamento del Jrs, per valutare la situazione e stabilire un piano d’azione”. Infine, conclude il presidente, “le nostre parrocchie possono organizzare una ‘Domenica solidalè in cui un rifugiato o un rappresentante di uno dei nostri uffici europei del Jrs possa parlare durante la messa”.
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