Quindici 15 punti per dire che la Repubblica francese è “laica, democratica e sociale” fondata sulla “separazione delle religioni e dello Stato”. “Ciascuno è libero di credere e di non credere”, gli insegnanti sono tenuti alla massima “neutralità” di convinzioni politiche o religiose. Sono vietati nelle scuole i simboli che manifestano una appartenenza religiosa e nessuno può invocare la propria convinzione religiosa o politica per non attenersi alle regole della scuola. È la “Charte de la laicité à l’école”: nel 2013 fu affissa in tutte le scuole pubbliche di Francia. Quest’anno – molto probabilmente in seguito agli attentati di gennaio che hanno profondamente scosso la società francese – è stata fatta firmare ai genitori dei 12 milioni di studenti ad inizio di anno scolastico. Non è obbligatorio e non sono previste sanzioni. L’invito a firmare il testo – spiegano all’ufficio del ministro per l’educazione di origine marocchina Najat Vallaud-Belkacem – è un mezzo per responsabilizzare i genitori al progetto educativo e incoraggiare alla “co-educazione” perché “è più facile trasmettere dei valori agli studenti se professori e genitori fanno lo stesso discorso”. Motori caldi dunque in Francia che quest’anno, per la prima volta, si appresta a vivere il 9 dicembre la Giornata della laicità, nel giorno in cui 110 anni fa si votò la legge sulla separazione Chiesa-Stato.
Claude Berruer, è il segretario generale aggiunto dell’“enseignement catholique”: una realtà che in Francia conta 4.800 scuole primarie, 1.600 collège, 2.350 licei per un totale di oltre 2 milioni di studenti. La Charte – precisa subito – non si impone alla scuola cattolica che non l’ha affissa due anni fa né l’ha fatta firmare quest’anno ai genitori. Berruer fa anche notare che la redazione del testo è anteriore agli attentati di gennaio per cui il suo contenuto non ne è stato condizionato. Il testo rappresenta “la definizione della laicità alla francese nel quadro della legge del 1905 secondo la quale anche la scuola pubblica è un luogo laico dove l’espressione religiosa non è possibile. Anche gli insegnanti che sono funzionari dello Stato, sono tenuti alla più totale neutralità. Si tratta dunque di un richiamo di ciò che è scritto nella legge francese da molti anni”. Il segretario generale ricorda che nei secoli la storia della Francia è stata fortemente segnata da tensioni religiose molto forti, vere e proprie guerre di religioni, addirittura conflitti tra la Chiesa e lo Stato per cui nella mentalità francese si è radicato un sentimento di contrapposizione. “Da qui la costruzione di uno Stato laico che mira ad una occultazione della espressione religiosa. Le scuole cattoliche – e la Chiesa – pensano invece che la laicità debba essere uno spazio di incontro possibile, di dialogo e di espressione delle diverse appartenenze”. Se però nelle scuole cattoliche la Carta non è stato firmata e gli insegnanti non sono tenuti alla neutralità, ciò non significa che siano esenti dai programmi scolastici nazionali di educazione morale e civica sui valori di “liberté, egalité et fraternité” della Repubblica Francese. “Ma lo facciamo secondo le nostre caratteristiche – precisa Berruer -. E cioè secondo la convinzione che la laicità, come ha sottolineato Giovanni Paolo II, è parte della dottrina sociale della Chiesa come separazione dello Stato e della Chiesa, della non ingerenza ma non vieta l’espressione del religioso nella società. La scuola cattolica è un luogo pubblico dove però l’espressione religiosa è perfettamente possibile. Consentendo quindi l’espressione delle specificità etniche, culturali e religiose, diventano luoghi di costruzione fraterna e pacifica. Molti musulmani scelgono le nostre scuole e questa è la prova che la coesistenza si può costruire, pur nella espressione delle proprie identità”.
Nel 2013, il rettore della Grande Moschea di Parigi Dalil Boubaker reagì in maniera molto forte all’invito di affiggere la Carta della laicità nelle scuole ritenendola una iniziativa che prendeva di mira in modo particolare il mondo musulmano. La pensa in maniera diversa Anour Kbibech, neo-presidente del Consiglio francese del culto musulmano secondo il quale l’invito quest’anno a far firmare la Carta ai genitori degli alunni è un modo – spiega – che “permette di sensibilizzare e far prendere coscienza gli alunni e i genitori su un certo numero di regole che sono indotte dallo Stato laico della Repubblica”. Kbibech va oltre e ricorda che subito dopo gli attentati di Parigi, un numero di studenti si rifiutò di aderire ad un minuto di silenzio per le vittime. Questo fatto evidenziò “l’urgenza di avviare un lavoro educativo. Non si tratta quindi di un’iniziativa presa per rispondere ad una paura quanto piuttosto una presa di coscienza che c’è un lavoro pedagogico da fare presso gli alunni e i loro genitori”. Che cosa è la laicità? “Laicità – risponde il responsabile della comunità musulmana di Francia – non è stata mai la negazione delle religioni. Al contrario, è la garanzia per cui è possibile la libertà di espressione e di culto. Si può essere musulmani, ebrei, cristiani, non credenti: la laicità garantisce chi crede di poter praticare degnamente e pacificamente la propria religione”.