DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza sulle letture di domenica 28 settembre.
Domenica scorsa avevamo lasciato Gesù e il gruppo dei dodici a Cafarnao, in casa, dove, lontano dalle folle Gesù approfitta per mostrare ai suoi quali sono gli atteggiamenti che devono caratterizzare il discepolo che vuole seguire Gesù, cioè il servizio e l’attenzione per i piccoli. Incoraggiato, forse, da questo ritrovarsi loro soli come piccola comunità, l’apostolo Giovanni interviene dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva», come dire: perché non era dei “nostri”. Ecco che Giovanni ha scambiato l’essere vicini a Gesù, l’essergli in un certo qual modo “familiari”, con l’averne il possesso, il monopolio esclusivo. Nella I^ lettura, un altro discepolo, Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosé fin dalla sua adolescenza, si accende di gelosia a “difesa” del carisma profetico di Mosé, contro i due anziani che non avevano voluto partecipare alla sacra convocazione e sui quali, tuttavia, era ugualmente sceso lo spirito del Signore. Le risposte di Mosé e di Gesù si possono sovrapporre: nessuno ha l’esclusiva di Dio, neanche quelli che sono stati chiamati a stare con lui più da vicino, oggi potremmo dire i preti, le suore, i cristiani impegnati in parrocchia, la Chiesa stessa che, pur essendo Corpo mistico di Cristo, non deve pretendere di esaurire o imbrigliare la potenza e la gloria del suo Nome, che discendono dal Padre e operano per mezzo dello Spirito Santo, secondo il disegno provvidenziale di Dio. È, ancora una volta, un richiamo per noi, perché sappiamo guardare oltre i “recinti” e utilizzare altri criteri di giudizio: «Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa», indipendentemente dal fatto che sia un cristiano “praticante” come noi. A che cosa, invece, dobbiamo fare attenzione, secondo Gesù?
A non scandalizzare uno solo di questi piccoli che credono in me, cioè a non porre inciampo perfino col nostro modo di essere discepoli tra questi fratelli dalla fede semplice e Gesù, per il fatto che non ci seguono, non sono dei nostri, non fanno quello che facciamo noi!
E, ancora, Gesù ci chiede, questa domenica, di vigilare su tutta la nostra persona, sul nostro agire (la mano), le nostre vie (il piede) e i nostri desideri (l’occhio), perché sappiamo “tagliare” e far morire tutto ciò che, in noi, si oppone alla vita nella grazia e nell’unione con Lui. E perché non siano proprio le nostre “ricchezze”, e non solo quelle materiali di cui ci parla san Giacomo nella II^ lettura, ad esserci d’inciampo nella relazione con Dio e con i fratelli preghiamo con il Salmo 19(18): Anche dall’orgoglio salva il tuo servo / perché su di me non abbia potere.