di Alessio Rubicini
RIPATRANSONE – “Carissimi, intendo prendere un momento del vostro tempo per invitarvi a riflettere insieme su ciò che siamo venuti a fare. Faccio mie molte affermazioni di tanti che nella chiesa di oggi e di tutti i tempi ci hanno aiutato ad approfondire le verità della nostra vita di credenti. Innanzitutto vorrei dirvi che sono pienamente convinto che senza i fedeli non c’è la Chiesa, senza i cristiani non giunge il Vangelo di Gesù a nessuno, senza di voi non è possibile trasmettere la fede ai vostri ragazzi. La famiglia continua ad essere il luogo privilegiato per vivere e trasmettere la fede”.
Con queste parole il nostro Parroco Don Luis ha accolto nella nostra Chiesa Parrocchiale in Valtesino i genitori intervenuti Sabato 26 Settembre per iscrivere i propri figli al nuovo Anno Catechistico della nostra Comunità Parrocchiale.
Don Luis, poi, nella sua riflessione ha con queste parole:
“La famiglia continua ad essere il luogo privilegiato per vivere e trasmettere la fede. Non si può seguire il Signore se non è partendo dall’ambito familiare. Siete stati voi a chiedere alla Chiesa il battesimo per i vostri figli e la Chiesa li ha accolti con grande gioia. Ogni volta che celebro un battesimo, mi chiedo sempre ciò che voi come genitori vi chiedete sui vostri figli e nel mio cuore ci sono le domande che penso ogni parroco, si fa: Che sarà di questo bambino o di questa bambina? Che sarà di questa famiglia? Ed eccovi qui, a continuare su quella via che avete voluto incominciare con il Battesimo. Siete qui non solo per i vostri figli ma perché avete fede, ed è questa fede che volete trasmettere ai vostri ragazzi, altrimenti non avrebbe senso la vostra presenza qui. Papa Francesco ci ha invitato a guardare la bellezza e la meraviglia di ogni singola vita familiare perciò non importa se siete una piccola famiglia o una famiglia allargata o una famiglia di fatto… Siete genitori!
Siete quelli che ogni giorno fate esperienza di quanto l’amore costi. Davvero, nella famiglia il vostro amore si paga a caro prezzo, con tante sorprese: si aspetta un figlio e ti nasce una figlia, si aspetta sano ed è malato, con delle virtù e nasce fragile. I figli sono la preoccupazione della vostra vita, durante la loro crescita si fanno sogni e progetti che poi con poco si frantumano (Mi vengono in mente gli eventi che abbiamo vissuto nella nostra parrocchia di vite prematuramente finite).
I figli sono frutti dell’amore, del vostro amore e vanno amati come doni del Signore. È vero che l’ambito familiare del nostro tempo è molto particolare e non sono io a dovervi parlare della realtà che vivete. Non avete tempo per nulla, durante la settimana voi siete al vostro lavoro, i figli sono a scuola o in palestra o in piscina… e non si fermano nemmeno a mangiare. Oggi nella frenetica corsa della nostra quotidianità ci sarebbe bisogno di domandarci se c’è un momento della giornata per guardarci in faccia, un luogo simultaneo per incontrarci. In molte famiglie non esiste più questo luogo.
Nel nostro tempo, anche la mensa dei pasti, che per sua natura è luogo di comunione, è diventata, nelle famiglie, luogo di massima estraneità, ogni uno per conto suo (TV, Play Station, telefonini). Questa è una barbarie che impedisce qualunque concetto ed esperienza di comunione.
Non possiamo prenderci per il naso, dobbiamo riconoscere il bisogno che c’è di ritrovare noi stessi, i valori della nostra vita di cristiani e i tempi della vita familiare. Come affermava il nostro Vescovo all’introduzione dell’anno pastorale, abbiamo il dovere di prendere coscienza che oggi si corre il rischio di dimenticare ciò che è più importante nella nostra vita e nella nostra fede. Oggi, “Si chiede alla Chiesa la celebrazione dei sacramenti, ma si rifiuta la vita cristiana… Siamo di fronte a una insidia molto sottile, ma molto penetrante della secolarizzazione: essa può portare non tanto alla contestazione o al rifiuto palese della religione e dei riti della Chiesa che si continuano a chiedere, ma allo svuotamento del loro significato di vita personale e comunitaria. Si vogliono i riti di una Chiesa a cui non si vuole appartenere e che non si vuole contribuire a costruire con la propria vita, con la propria collaborazione e con i propri sacrifici”.
Diceva ancora il nostro Vescovo “Noi conosciamo molto bene come Gesù e i profeti abbiano lottato strenuamente contro questa mortale insidia di una religione ridotta a riti e svuotata di vita secondo il cuore di Dio”.
Nelle nostre comunità abbondano i genitori preoccupati per la data della celebrazione della Prima Comunione o della Cresima, e giustamente perché devono preparare tante cose per la festa ma rischiano di scordare il senso della festa stessa. Si litiga anche per i vestiti che devono indossare i bambini o per i fiori da mettere in chiesa ma non ho visto mai genitori litigare perché la preparazione al sacramento da ricevere non è sufficiente anzi, meno si fa meglio è.
Tali atteggiamenti non sono quelli dei discepoli del Signore che invece chiedevano a Gesù la spiegazione di ogni cosa, di ogni parabola e che vedendo Gesù pregare gli chiesero “Insegnaci a pregare”. Mi piacerebbe sapere in quante famiglie i bambini dicono insegnaci a pregare perché vedono voi genitori pregare insieme. Ecco, forse qui possiamo riscoprire uno dei valori più belli della nostra fede, insegnare ai bambini a pregare insieme, a pregare con voi genitori. A questo serve la pratica della corona dell’Avvento, a ricreare il momento e il luogo per pregare insieme, per ritrovarci e guardarci in faccia. Magari lì può nascere un dialogo con i vostri figli e mentre ci domandiamo chi aspettiamo nella Festa del Natale potremmo parlare con loro del perché credere.
Lo stesso si potrebbe fare a Novembre, mese dei defunti, che delle volte ricordiamo solo per un giorno. Perché non provare a mettere un segno a casa per ricordarli e pregarli? Già nel IV secolo San Giovanni Crisostomo invitava ai cristiani “Fate della vostra casa una Chiesa”. Infatti, il Concilio Vaticano II, nella Lumen Gentium, afferma che “Nella famiglia, che si potrebbe chiamare Chiesa domestica, i genitori devono esser per i loro figli maestri della fede e assecondare la propria vocazione di ciascuno”.
Di certo si parla di genitori autorevoli, coerenti tra il dire e il vivere e sentire. Questi genitori possono trasmettere la fede ai figli. Ma dei genitori che raccomandano costantemente ai figli di andare a messa, di essere credenti, ma poi loro non vanno in chiesa e nella loro vita contraddicono il Vangelo…
State tranquilli che queste cose restano ben sedimentate nel cuore dei ragazzi, sono un seme di incredulità per quando raggiungeranno l’età adulta e magari vi diranno: “Mamma, Babbo, perché mi hai battezzato se non ci credi?” Non dimenticate cari genitori che è facile dire “Abbiamo insegnato bene ai figli!”… Ma come lo abbiamo fatto? Con le parole e con la vita? Sapete, infatti, che se si insegna una cosa solo con la parola e non con la vita è schizofrenia. I figli vedono questa incoerenza e si domandano se serve tale insegnamento, se serve la fede nel nostro caso.
Anche vivere la domenica è stato sempre difficile per i credenti. Ma i 49 martiri di Abitene (nell’attuale Tunisia) risposero prima di morire “Sine domenico non possumus” (Noi cristiani senza la domenica non possiamo vivere) e ci hanno lasciato il testimone che per essere veri cristiani non si può fare a meno della domenica. Quindi riscopriamo il valore del giorno del Signore. Di fatto la celebrazione domenicale nella propria comunità è uno dei segni fondamentali di una fede autentica. Sempre nel IV secolo Efrem di Pisidia scriveva: “Il primo giorno della settimana deve essere un giorno degno di onori. Beato il cristiano che venera questo giorno, ne osserva la santità e dunque si reca all’assemblea liturgica. E mentre i nostri corpi riposano e cessa la fatica, noi siamo chiamati alla comunione con Dio”.
È pur vero che anche allora c’era quella pratica vergognosa di un self – service che cerca di aggiustarsi la fede con un fai da te senza nessun riferimento alla comunità di appartenenza o ancora peggio con la totale assenza alla celebrazione, tanto che Efrem richiamava i suoi fedeli dicendo “Invece voi la domenica frequentate taverne, andate ai crocicchi e sulle piazze, sostate ai giardini e non venite in Chiesa”. Mancava, diremmo oggi, l’espressione “Siete nei centri commerciali”.
Non vi nascondo che sono stato tentato a seguire l’esempio di un parroco anziano della nostra Regione Marchigiana che trasferito a una nuova Comunità Parrocchiale e non trovando disponibilità per catechisti ha stabilito che la catechesi la facessero i genitori e che lui avrebbe fatto una specie di verifica mensile ai ragazzi mentre esige da tutte le famiglie di essere presenti a messa tutte le domeniche e senza queste condizioni non c’è possibilità di accedere ai sacramenti. Certo si tratta di una scelta discutibile ma davvero intrepida e per certi versi sensata.
Fratelli miei, oggi siamo chiamati a mettere in luce la forza della nostra fede, l’onestà della nostra vita che ci consenta di abbracciare il messaggio di Gesù in modo tale di avvicinarci alla chiesa come veri discepoli, come quel giorno della richiesta del Battesimo. Ecco, era una richiesta perché nella chiesa i sacramenti si chiedono non si pretendono. Tutti insieme preghiamo di cuore al Signore che ci aiuti a scoprire questa bellezza del saper chiedere consapevoli dei limiti che ci sono nella nostra Comunità, limiti strutturali e limiti di formazione. Magari potessimo iniziare con tutti un cammino di formazione e di catechesi.
Ieri siamo stati con le coppie a riiniziare il loro percorso di incontri mensili che ha proprio questo intento di condividere la fede e lentamente formarci. Tutto quello che proponiamo nella comunità parrocchiale ha tale intenzione. Ad esempio il servizio di Ministranti chiesto ai bambini e ai ragazzi dopo la prima comunione, si propone di stimolare la responsabilità personale e la consapevolezza di essere al servizio della Comunità, non solo per abbellire una celebrazione bensì per renderla più partecipata e viva. Anche questo è dunque catechesi.
Sono tanti momenti tradizionali o devozionali, come la celebrazione del Mese di Maggio o l’esercizio della Via Crucis durante la Quaresima, che abbiamo perso nella società odierna. Ma forse accade così affinché sappiamo interrogarci e diventare capaci di riscoprire il senso profondo del nostro credere.
Che senso avrebbe celebrare la Prima Comunione di un figlio che non partecipa all’Eucarestia domenicale, oppure che non sa cosa sia adorare il Signore e nemmeno conosca il momento della comune adorazione eucaristica della Parrocchia? Oppure che senso ha celebrare la Cresima di un ragazzo che non tornerà più a pensare alla vita di fede? Dovremmo forse continuare a nascondere la nostra incapacità di rispondere al nostro Dio con l’idiozia del dirci credenti ma non praticanti? Esiste per caso un tifoso di una squadra di calcio che si dica tale e non conosca i nomi dei giocatori della sua squadra del cuore e non vada mai nemmeno a una partita dalla squadra che afferma di tifare? Che diremmo su di lui? Schizofrenia pura!
Magari è ora che noi invochiamo il Signore e ci chiediamo di fronte a Lui il perché vogliate inscrivere vostro figlio alla catechesi e in che modo continuarla o realizzarla a casa. Facciamo qualche minuto di preghiera nella quale supplicare a Gesù Signore per il vostro amore, per la vostra fatica di genitori, per quei figli che Dio vi ha donato, per i catechisti che quest’anno vi aiuteranno a trasmettere loro la fede e per la nostra Comunità Parrocchiale affinché tutti insieme siamo capaci di educare alla vita buona del Vangelo e dare alle nuove generazioni un esempio da seguire… Preghiamo un momento”
A questo punto tutti i presenti si sono raccolti in preghiera di fronte al tabernacolo ed al nostro Signore Gesù, presente nel Pane Eucaristico, per invocare da lui quanto richiesto pochi istanti prima da Don Luis: il suo aiuto e la sua protezione su tutta la Comunità Parrocchiale che si appresta ad iniziare un nuovo Anno Catechistico.
La serata, poi, è proseguita con alcune comunicazioni “tecniche” per i genitori per le successive iscrizioni dei ragazzi alla catechesi, per la Messa di Inizio Anno Catechistico e per la Festa di inizio della Catechesi in programma per il prossimo Sabato 3 Ottobre.
La nostra Parrocchia ha continuato la propria preghiera per l’inizio del nuovo Anno Catechistico nella Santa Messa di domenica 27 Settembre nel corso della quale, guidati dai nostri catechisti, abbiamo invocato il nostro Signore Gesù affinché assista tutta l’azione della nostra Comunità nella catechesi.
Al termine della Santa Messa Don Luis ha, poi, presentato all’Assemblea tutti i catechisti sulla base dei vari gruppi che ciascuno di loro è chiamato a guidare esprimendo, a nome di tutta la Comunità, il proprio ringraziamento a ciascuno di loro per la propria disponibilità: “Devo dire grazie a quanti si sono resi disponibili a fare i catechisti. Avevo altri progetti da realizzare ma non c’erano i catechisti necessari. E allora sono molti i ragazzi che hanno dato disponibilità, un po’ come possono (ammirevoli, davvero ammirevoli) perché devono andare all’Università, devono studiare, devono correre, devono fare tante cose come voi tutti. Ci sono dei papà e delle mamme nel Gruppo dei Catechisti e non hanno nulla di diverso da voi. Niente di diverso… È un cristiano come voi tutti. E allora a loro voglio dire grazie perché con loro potremo aiutare voi genitori a trasmettere la Fede ai vostri figli”.
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