Un “piano” di azione a tre livelli per rispondere all’appello di papa Francesco ad aprire le porte delle parrocchie ai rifugiati. Tutti sono coinvolti: parrocchie, diocesi e associazioni. A predisporlo è l’arcidiocesi di Parigi e a presentarlo è monsignor Renauld de Dinechin vescovo ausiliare di Parigi nonché responsabile della pastorale dei migranti. “Se è responsabilità dello Stato – scrive sul sito dell’arcidiocesi parigina il vescovo – organizzare alloggi di emergenza, c’è una cosa che lo Stato non ha la capacità di fare ed è quella di creare legami personali. Perché la comunità cristiana è esperta in relazioni umane”. Il piano chiama in causa le parrocchie: in ogni comunità, sarà predisposta una équipe che avrà il compito di capire come rispondere all’appello di Papa Francesco. L’équipe sarà composta da un tutor per accompagnare i rifugiati, da una persona che si occupa della sistemazione negli alloggi, da una persona che provvede al finanziamento del progetto. Ci sarà poi chi assicura il contatto costante con i servizi sociali e chi con la comunità parrocchiale. “Si tratta di una rete di amicizia attiva attorno alla famiglia rifugiata con il compito di accompagnarla nel suo percorso”.
A livello diocesano, inoltre, è stata predisposta una “piattaforma” (http://www.paris.catholique.fr/-refugies-solidarite-.html) presso la cattedrale Notre Dame per coordinare le azioni delle parrocchie. Solo nell’ultima settimana si sono presentati 60 volontari per collaborare a questo coordinamento. Si tratta di un servizio di linea telefonica sempre aperta a disposizione di parrocchie, municipio e dell’“Oeuvre d’Orient”. Il piano prevede anche un livello di coinvolgimento delle associazioni, in particolare del “Secours catholique”. Le associazioni sono particolarmente attive per promuovere corsi di francese, servizio informazione amministrativa e giuridica; orientamento, perché spesso “i rifugiati che si trovano in strada non sanno a quale porta bussare”. Il cardinale arcivescovo di Parigi André Vingt-Trois ha annunciato che tutti questi sforzi entreranno in un piano diocesano che sarà presentato il 12 ottobre. Accogliere i rifugiati – ha detto il cardinale – è una azione “seria ed esigente che richiede preparazione”.