LOURDES – “Misericordia e competenza: contrasto o connubio?”. È l’interrogativo che ha posto oggi pomeriggio Filippo Boscia, presidente nazionale dell’Associazione medici cattolici italiani (Amci), all’inizio del suo intervento al convegno “Il medico e la misericordia”, promosso a Lourdes, all’interno del pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi al santuario mariano francese. “La medicina, che è sacra e altamente umana, sta subendo un processo di desacralizzazione e di disumanizzazione; sempre più ‘onnipotente’, ha smarrito la pietà e la misericordia – ha denunciato Boscia -, schiacciata, com’è, dalla tecnologia e sotto il peso dei grandi problemi bioetici”. Per il presidente dell’Amci, “nello scenario moderno l’umano è diventato l’anello debole”, ma “quando parliamo di umanesimo e misericordia”, riemerge “la necessità di collocare l’uomo al centro della vita e di ridurre il ruolo della tecnologia”. Non solo: “Umanesimo e misericordia insieme aprono la via di una ritrovata solidarietà”.
“I medici – ha osservato il presidente dell’Amci – sono come sacerdoti, amici e aiuto dell’umanità, collaboratori nello sviluppo e nella difesa della creazione. Vedono nel malato il Cristo sofferente, come pure i pazienti vedono in loro il Cristo misericordioso che guarisce. Ogni ammalato chiede la nostra misericordia”. Secondo Boscia, “è necessario incastonare la misericordia nelle competenti e perite opere dei medici, facendone una sintesi in azioni responsabili”. “La nostra missione – ha sostenuto – deve essere ricondotta alle opere di misericordia”. Dunque, “se la competenza è un dovere dei medici e degli operatori sanitari”, anche “la misericordia è esigibile da parte dei pazienti”. “La misericordia in medicina – ha concluso il presidente dell’Amci, che ha letto anche una toccante testimonianza di una donna malata di tumore – rende il mondo più giusto”.